All’Osteria Ferluga la tradizione è con vista

È là praticamente da sempre o, almeno, da più tempo di quanto possiamo ricordare. Una testimone immutata delle escursioni d’altri tempi, quando ancora raggiungere la collina di Conconello veniva...
Di Furio Baldassi

È là praticamente da sempre o, almeno, da più tempo di quanto possiamo ricordare. Una testimone immutata delle escursioni d’altri tempi, quando ancora raggiungere la collina di Conconello veniva considerata una gita fuori porta e non, come adesso, una puntatina da dieci minuti dal centro in auto o scooter. L’Osteria Ferluga è passata indenne attraverso mode, cambiamenti di gusto, tendenze del palato, borsellini più o meno pieni. Offrendo la stessa coreografia, lo stesso contesto e, soprattutto, lo stesso fantasmagorico panorama. Sedersi ai suoi tavoli in giardino è come godere di un balcone privilegiato sul golfo e su Trieste, assaggiando piatti di assoluta affidabilità. Perchè negli anni, gestione dopo gestione, il posto è sempre riuscito a garantire una certa continuità, una qualità più che soddisfacente, la capacità di saper fare al meglio le cose semplici.

Un trend che non è cambiato dopo l’arrivo, ancora recente, di Dimitri Ferluga, cugino della famiglia storica che ha dato il nome al locale. Il menu da lui scelto e fatto realizzare dai suoi collaboratori, con una cuoca attiva da 35 anni, è un inno al territorio, in primis, e ai piatti della tradizione. Si può partire dal mai abbastanza amato baccalà mantecato, passare per i pedoci alla scottadeo o l’insalata di seppie e poi, magari, concentrarsi sugli spaghetti con gli scampi, o una delle specialità, i cappellacci ripieni di tonno, capperi e olive con sarde e pomodoro o le sempiterne melanzane alla parmigiana che vi faranno ricordare la cucina della nonna. Famosi anche, tra i secondi, i sardoni impanati (uno dei “must” del posto, provare per credere...), il tonno alla griglia, un fritto misto finalmente... fritto a puntino, senza fastidiosi retrogusti di olio.

A proposito, se siete in vena di carne, non perdetevi la ljublianska. Il classico cordon bleu de noantri, qui viene realmente realizzato con tutti i crismi, a partire dall’utilizzo del prosciutto crudo. Croccante, gustosa e ben cotta, non è neanche lontana parente, grazie a Dio, di certe ljublianske enormi e “cartonate” che vanno per la maggiore su certi siti per crapuloni di bocca buona... E nel caso vi resta sempre l’alternativa di una tagliata di lonza o di manzo. In una lista non enorme, insomma, si privilegia il pescato del mese e la carne di sempre, con minime variazioni invernali, quando un goulash o una minestra come si deve sono sempre ben accetti. Godetevi l’enorme giardino a pranzo, quando gli alberi secolari vi offriranno il valore aggiunto di una fresca ombra, nel primo pomeriggio o a sera, certi di poter essere serviti sempre. Perchè, ed è una delle caratteristiche più sfiziose del luogo, tiene banco l’orario sloveno, e dunque tra le 12 e mezzanotte potete mangiare a qualsiasi ora. Vini della casa più che onesti, infine che fanno riferimento a vicini viticoltori di Roiano, come Bole, e conto, giustamente, da osteria, con una forbice che oscilla tra i 20 e i 30 euro.

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