Alla corte dei King Crimson con Robert Fripp a Palmanova

Cinquant'anni di attività musicale sui palcoscenici di mezzo mondo, decine di dischi registrati in studio e dal vivo, un folto seguito di fan fedeli e appassionati, pronti a viaggiare agli antipodi della propria residenza per ascoltarli, ben valgono l'organizzazione di una mega tournée per celebrare, in questo 2019, il cinquantenario dalla loro fondazione. Parliamo dei King Crimson, alfieri di quel Rock Progressive (storpiato oggi nell'orribile termine “prog”) che dalla seconda metà degli anni Sessanta dello scorso secolo entusiasmò tanti giovani ascoltatori interessati a una musica moderna e avventurosa, vicina alle radici classiche e sperimentali europee. Il Re Cremisi, guidato dall'occhialuto e singolare Robert Fripp, unico membro fondatore, farà tappa per la terza volta in regione, sabato a Palmanova (ore 21.30), ospite della ventinovesima edizione di “GradoJazz by Udin&Jazz”.
I fan più attempati ricorderanno ancora l'esplosivo e catartico primo concerto dei Crimson al Carnera di Udine, nel giorno di San Giuseppe di un 1974 condizionato dall'austerity, per effetto della quale non si poteva girare in auto per risparmiare energia. Fu una data memorabile e, a certificarlo, ricordiamo come solo in quell'occasione il gruppo eseguì dal vivo un brano, “Guts on my side”, mai più riproposto e oggi ascoltabile solo nel lussuoso cofanetto “Fracture” e nell'edizione per il quarantennale di “Starless and bible black”, uno degli album più scuri e misteriosi dell'ineffabile Re. Successivamente Fripp e compagni, in un altra “incarnazione”, suonarono all'aperto nel 1996 a Lignano Sabbiadoro, concludendo un ottimo concerto sotto un diluvio e con il Tagliamento pericolosamente gonfio d'acqua.
Per Palmanova, sono già oltre tremila ad aver acquistato il biglietto, e l'organizzazione informa che sta già lavorando per ampliare la disponibilità di posti a sedere, a soddisfare una richiesta che appare quanto mai vivace pure nelle nazioni contermini e in Germania. In piazza Grande dunque è atteso il pubblico delle grandi occasioni, a conferma di come i King Crimson, strada facendo, siano riusciti a conquistare, progressivamente, nuovi accoliti.
“Non è mai troppo tardi”, potrebbe dire il maestro Manzi, quello che negli anni sessanta tentava dal piccolo schermo di alfabetizzare un'Italia in debito di conoscenza. Oggi Robert Fripp dichiara che il gruppo suona per nuove orecchie “innocenti”, e dunque è pronto a affrontare spazi più vasti, a dispetto di quei tempi in cui il chitarrista era rapido a chiudere bottega ogni qual volta i King Crimson erano vicini al successo. Accanto a lui c'è un altro capace veterano, quel Mel Collins in grado di destreggiarsi con ogni tipo di sassofono e flauto. Ulteriore cavaliere cremisi è il bassista Tony Levin, da giovane diretto addirittura da Igor Stravinski in persona e, successivamente, al fianco di Peter Gabriel e John Lennon. Completa la linea melodico – armonica il cantante e chitarrista Jakko Jakszyk, duttile e versatile quanto basta per cantare i brani un tempo interpretati dai compianti Greg Lake, Boz Burrell e John Wetton, che assieme a Adrian Belew lo hanno preceduto nel ruolo di lead singer. Al proscenio ci sono inoltre Pat Mastellotto, Jeremy Stacey e Gavin Harrison, percussionisti e batteristi che completano un'inusitata, ritmica seconda linea. Stacey sarà impegnato inoltre alle tastiere, affiancato occasionalmente dallo stesso Fripp.
Il repertorio che verrà proposto attinge dal memorabile “In The Court of The Crimson King”, edito giustappunto cinquant'anni or sono, e dai dischi successivi. Chi conosce il Re Cremisi attende la stupenda versione (completa all'80 percento) della complessa, gotica suite “Lizard”, l'evocativa, crepuscolare “Islands”, la biblica “Epitaph”, il bagliore bellico dei diversi episodi del siderurgico “Red”. Per un concerto, ovviamente, regale! —
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