Alessandra Ferri, un’étoile in “Evolution”

CIVIDALE. Pronta per affascinare il pubblico del Mittelfest con il suo spettacolo “Evolution” (Udine, Teatro Nuovo, oggi alle 22), Alessandra Ferri, l’étoile della danza italiana più conosciuta al mondo, insignita con il premio Danza&danza (2014), per il suo trionfale “come back” sulle scene avvenuto nel 2013 dopo un'assenza di quasi sette anni, fin da giovanissima ha conquistato i grandi teatri dei cinque continenti.
«Mi sento in perfetta sintonia con lo spirito del Festival - spiega -, che punta a tenere vivo il dialogo e lo scambio culturale tra diversi Paesi. Questa idea - aggiunge - c’è anche nello spettacolo».
Del suo “ritorno” al palcoscenico, dice: «Non è stato un ritorno, ma un andare avanti. Oggi mi sento molto più libera di 15 anni fa. Avendo soddisfatto il mio sogno completamente, posso scrivere un nuovo capitolo, libera di usare tutto quello che so per volare».
Come si declina il dialogo in questo suo spettacolo?
«Il mio fuoco è la danza, ma la mia parola d’ordine, oggi, è proprio lo sconfinamento, verso una fusione di stili e di culture diverse. Tutto viene accomunato dal linguaggio artistico, che è senza confini. Vorrei che il pubblico si portasse a casa una sensazione di gioia e di bellezza condivisa».
È soddisfatta del risultato?
«Lo spettacolo è come lo volevo: leggero, anche divertente. Un percorso nell’evoluzione della danza, che un tempo era un mondo molto settoriale. Oggi, questa settorialità non esiste più nel percorso formativo di ogni ballerino, che è chiamato, sin da studente, a cimentarsi con molti stili. Non più con il balletto, ma con la danza. Che poi può essere bella o brutta, ma il linguaggio è quello».
Lei, però, appartiene alla danza classica...
«Sicuramente il mio stile proviene dal classico, e sarà sempre quello. Tuttavia, oggi sono molto curiosa di un mondo che sta oltre quello stile. Ho ampliato il mio sguardo sulla danza, liberandomi da certi limiti che mi ero forse autoimposta, anche grazie alla mia esperienza come consulente del Festival dei Due Mondi di Spoleto».
Come si trova con gli altri artisti sul palco?
«Sono tutti stupendi, bravissimi. A parte Herman Cornejo, che si è formato nel classico, tutti gli altri vengono da esperienze e visioni della danza diverse tra loro. E’ bellissimo confrontarsi, lavorando insieme alle prove e sul palco».
Come sta la danza in Italia oggi?
«Non gode di buona salute. È trascurata o gestita grossolanamente sia dagli operatori culturali, sia dai politici, che poi spesso in Italia sono la stessa cosa. Viene trattata con sufficienza, solo perché in genere sono ignoranti in materia. Dovrebbero, invece, interpellare chi ne sa”.
Oggi, al Mittelfest di Cividale, anche grande musica con Markus Stockhausen (ore 20, piazza Duomo) e Armenian Dream (18, San Francesco) con Arto Tuncboyaciyan, Alexander balanescu e Claudio Cojaniz, e poi l’appuntamento tra musica e cinema con “Regen” (21.30, San Francesco).
Alberto Rochira
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