Aldo Giovanni & Giacomo fanno festa

Il grande pubblico li amerà come sempre, anche questo Natale, e chiuderà un occhio anche di fronte a un film che manca letteralmente di storia. Aldo, Giovanni & Giacomo celebrano i venticinque anni di sodalizio artistico prendendosi un po' in giro e lasciandosi trasportare dall'improvvisazione.
Il loro "Fuga da Reuma Park" inizia la vigilia di Natale a trent'anni dal presente. Aldo, partendo dalla sua Sicilia, viene accompagnato dai suoi due figli (Ficarra & Picone) al Reuma Park, un triste ospizio-Luna Park trasformato in una specie di carcere di massima sicurezza, per anziani. Qui incontra Giovanni, invecchiato e pieno di acciacchi, la cui memoria è ondivaga ma a cui è rimasto l'interesse per una procace infermiera (Silvana Fallisi) dell'Est Europa. Mentre Giacomo, costretto su una sedia a rotelle e arrabbiato con il mondo, sogna di scappare a Rio. Obiettivo? Ovviamente, fuggire da Reuma Park. Non siamo ai fasti di "Tre uomini e una gamba", ma archiviata la trionfale tournée teatrale che li ha visti in giro per l'Italia (The Best of Aldo Giovanno e Giacomo - Live 2016), e dopo lo splendido libro "Tre uomini e una vita" (Mondadori), il trio sceglie di autocelebrarsi sul grande schermo, mettendo in scena un circo assieme a tutte le vecchie maschere della propria carriera. I Bulgari, Tafazzi, gli svizzeri del Canton Ticino, Pdor figlio di Khmer: compaiono qua e là, mentre i tre ragionano sulla propria morte, in un mix di finzione e realtà. Il patchwork è disordinato, ma celebra un'amicizia longeva. È omaggio, e al tempo stesso sembra commiato, con tanto di passaggio di testimone ai figli Salvatore Ficarra e Valentino Picone. Il surreale, ancora una volta, innerva la loro comicità, all'interno di un Luna Park che è la trovata più riuscita del film, tra tirassegno e casa degli orrori, montagne russe e punching ball a gettoni. Il resto è una Milano notturna, altro omaggio, questa volta alla città che li ha tenuti a battesimo. Memoria e malinconia, riassunto dei tempi passati, sketch teatrali catapultati sul grande schermo. Sembra un congedo, e invece è un festeggiamento, che lavora su un canovaccio da commedia dell'arte per diventare disordinato flusso di coscienza. (cr.bor.)
Riproduzione riservata © Il Piccolo