Al Latino Americano Cuba ritorna a Trieste con un Grande freddo tutto al femminile

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Che siano pronte a rapinare per sfamare i figli, che rivendichino, da mature, un'identità sessuale soffocata per tutta una vita o che, anziane, non siano disposte rinunciare al loro bene più prezioso, la casa, sono soprattutto ritratti femminili vitali, spesso contraddittori, al centro della giornata odierna al Festival del Cinema Latino Americano: donne che raccontano altre donne, storie declinate in tre film diversissimi tra loro. Una giornata che, parallelamente, offre spazio a cinematografie difficilmente visibili in Italia come quelle del Costa Rica o dell'Uruguay, e che a braccia aperte accoglie il ritorno di Cuba, grande assente nella manifestazione triestina per anni e di nuovo in sella con ben quattro nuove produzioni.
Arriva proprio da Cuba l'attrice Luisa María Jiménez, una delle quattro protagoniste di “¿Por qué lloran mis amigas?”, film che presenterà alle 15: sorta di “Grande Freddo” al femminile, è diretto da Magda González Grau, regista dell'Avana con alle spalle soprattutto produzioni tv. «Sono felice delle buone recensioni che abbiamo ricevuto, anche perché si tratta del primo lungometraggio di finzione di Magda González Grau» racconta Jiménez, popolarissima in patria per aver lavorato, negli anni 80, in una delle telenovelas più iconiche e amate dalla gente come “Sol de Batey”.
«Nel film – continua - siamo quattro amiche che si reincontrano dopo aver trascorso mezza vita lontane. Le altre sono interpretate da Amarilys Núñez, Yasmín Gómez e Edith Massola, con cui siamo molto legate anche nella vita. Sono grata per questa possibilità che Magda ci ha dato di condividere questo lavoro: si è rivelata come quello che è già, una grande regista che deve fare più cinema».
Dal Costa Rica arrivano invece “Violeta al fin” di Hilda Hidalgo, alle 21 in Sala Grande, e “Primera dama de la Revolución” alle 19.30 alla Birri. Ruota intorno alla solida performance della protagonista Eugenia Chaverri il primo: tosta e indipendente, Violeta non ha avuto paura di divorziare passata la boa dei 70. Ora vive da sola nella casa natale, dove si occupa del giardino e affitta stanze: ma quando scoprirà che la banca le vuole sottrarre la proprietà, sarà disposta a infrangere ogni regola per difendere casa e indipendenza.
Quella della statunitense Henrietta Boggs è invece il terzo ritratto di donna forte e determinata, stavolta non fiction ma dritto dalle pagine di storia. Andrea Kalin, premiata documentarista indipendente americana, ripercorre le poco conosciute tracce di colei che lasciò il suo Paese per sposare José Figueres: con lui condividerà l'ascesa alla Presidenza del Costa Rica, le battaglia per le riforme progressiste ma anche le agitazioni e l'esilio. —
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