Al festival la disumanità della crisi contemporanea

TRIESTE. È la disumanità dell'oggi, soprattutto della realtà economica, declinata in tutte le sue storture, dalle morse di una burocrazia sempre più rigida alla mancanza di futuro per i più giovani, ad accomunare i tre titoli, tutti molto incisivi, della nutrita pattuglia in concorso al Trieste Film Festival, affidati in due casi su tre a personaggi presi dalla strada e chiamati a interpretare se stessi. Vivere una vita normale, ad esempio, è tutto quello che chiede la protagonista di “Cesta Ven” (La via d’uscita), oggi alle 14 alla Tripcovich. Uno sguardo sensibile gettato dal regista praghese Petr Václav sul degrado della società ceca dove «il ritorno del capitalismo ha aumentato il divario tra ricchi e poveri e dove i rom sono stati i primi a perdere il lavoro e a vivere nei nuovi quartieri-ghetto». Gente delle comunità Rom, operai, impiegati dei servizi sociali sono chiamati a dar vita alla messa in scena, dove una giovane rom senza mezzi lotta contro una società ostile, cercando di preservare affetti e dignità.
Ancora un punto di vista femminile nel secondo film in concorso oggi, “Urok” (La lezione) alle 20, apprezzata opera prima di una coppia di registi bulgari: dopo la prima mondiale a Toronto, Kristina Grozeva e Petar Valchanov sono stati proclamati migliori registi esordienti a San Sebastian. Tre giorni per salvare la casa: è il pericolo cui cercherà di scampare in tutti i modi la protagonista, stretta in una spirale che la tirerà sempre più giù e dove lo sforzo di mantenere l'integrità sarà arduo. Non il solito dramma sociale per questa «ribellione quieta», come la definiscono i registi, «di un piccolo essere umano contro il mondo mercificato e cinico nel quale viviamo» arricchita a sorpresa da elementi parodistici e raccontata in modo tagliente e arguto.
Arriva da Belgrado, invece, Ivan Iki„, stasera a Trieste a presentare alle 22 il suo fiammeggiante “Varvari” (Barbari). Definito «un'autopsia del nichilismo e della distruttività dei teenager serbi», il film è un acuto e aspro ritratto generazionale girato con attori non professionisti, un racconto di formazione che segue, camera a mano, le vicende dell'irrequieto Luka e che, attingendo alla guerriglia che sconvolse Belgrado dopo l'indipendenza del Kosovo nel 2008, fonde piccola e grande Storia.
Intanto continua la diretta twitter: per partecipare basta usare l'hashtag #26tsff
Riproduzione riservata © Il Piccolo