Addio Ulay, con Marina Abramović performance d’arte e provocazione

LUBIANA. È morto a Lubiana, dove viveva da dieci anni, l’artista Frank Uwe Laysiepen, 76 anni, conosciuto in tutto il mondo come Ulay, una vita dedicata alla performing art. Da tempo soffriva di cancro: nel 2011 la diagnosi, cui seguì dopo breve tempo l'uscita di "Project Cancer", un documentario del regista Damjan Kazole in cui l’artista gira il mondo con una troupe ripercorrendo i luoghi importanti della sua vita e incontrando coloro che ne hanno segnato le tappe. Attivo fin dagli anni ’70 prima in Germania e poi in Olanda, Ulay ha attraversato per oltre quarant'anni la scena artistica internazionale, divenendo famoso anche per la sua relazione e collaborazione con Marina Abramović. «È con grande tristezza che apprendo della morte del mio amico ed ex compagno Ulay», ha dichiarato Marina, definendolo «un artista e un essere umano eccezionale, di cui si sentirà la mancanza». «Oggi - ha aggiunto - è di conforto sapere che la sua arte e la sua eredità vivranno per sempre». Ulay lascia dietro di sè una fondazione ad Amsterdam.
La loro è stata una delle storie d’amore più discusse e famose della storia dell’arte, chiusasi con la famosa passeggiata sulla Muraglia Cinese, che avrebbe dovuto culminare nelle nozze e invece si risolse in una clamorosa separazione, fino all’epilogo romantico di The artist is present, performance realizzata nel 2010 da Marina al MoMa di New York. Ulay, come tantissimi visitatori prima di lui, si sedette davanti a Marina, guardandola negli occhi: il filmato con le loro mani che si toccano è stato visto su Youtube 17,3 milioni di volte.
Storiche le azioni realizzate dai due tra gli anni ’70 e ’80, in 12 anni di sodalizio: i famosi “Relation Works”, fisicamente molto impegnativi. Il filo conduttore erano i confini tra se stessi e gli altri e vedevano in alcuni casi Ulay e Marina urlarsi addosso vicendevolmente, intrecciare i propri capelli con quelli dell’altro, sedersi e fissarsi per il maggior tempo possibile. In Italia debuttarono insieme nel ’76, alla Biennale di Venezia, con Relations in Space.
Ulay aveva lasciato negli anni ’60 la Germania - dove era nato a Solingen, nel ’43 - una moglie e un bimbo piccolo per trasferirsi in Olanda. Qui si dà alla fotografia, affascinato dalla Polaroid, che diventa sempre più intimamente connessa con la performing art. Dopo la Biennale, Ulay e Marina diventano inseparabili anche se continuano a lavorare anche autonomamente. Famosissima resta la performance Imponderabilia realizzata nel 1977 a Bologna alla Galleria Comunale d’Arte Moderna. I due appoggiati agli stipiti della porta d’ingresso del museo, entrambi nudi, e i visitatori costretti a inserirsi tra di loro, decidendo se volgersi verso l’uomo o la donna. La performance viene interrotta dopo tre ore dall’arrivo della polizia. Del 1980 è Rest Energy: Marina offre il petto e tira l’arco, Ulay tende la freccia: un discorso sulla resistenza e sulla fiducia. Quando si lasciano, però, lei dice che era diventato cattivo e la tradiva, forse geloso del suo successo.
Dopo l’addio sulla Muraglia Cinese, ci saranno anni di battaglie legali per i diritti d’autore, con una più tarda riconciliazione e il famoso incontro a sorpresa al MoMa. I dolci sentimenti però non durano. Nel 2015, l’artista tedesco ha fatto causa all’ex compagna, accusandola di aver violato un accordo sui lavori che avevano realizzato insieme. La vicenda si è conclusa con un tribunale olandese che ha ordinato ad Abramovi„ di pagare un totale di 250 mila euro di diritti a Ulay. I due, dopo poco, si sono comunque rappacificati. «Ci vuole molto tempo, forse una vita intera, per capire Ulay», aveva detto una volta Marina nel descriverlo.
Tra le ultime sue mostre quelle alla Boers Li Gallery di New York nel 2018 e da Richard Saltoun a Londra nel 2019. In mostra alcune delle polaroid degli anni ’70 e un film, Relation in Movement, girato nel 1977 a Parigi. Lo Stedelijk Museum di Amsterdam ha annunciato una sua mostra che ne ripercorrerà il lavoro prima e dopo l’incontro con Marina, a novembre 2020. —
Riproduzione riservata © Il Piccolo