Addio Luigi, l’ultimo dei De Filippo

ROMA. Chi negli anni aveva avuto occasione di ascoltare i suoi racconti, si era trovato davanti a un cinemascope di volti e capolavori che noi sentiamo appartenere all'Italia intera. Ma che lui, a ragione veduta, chiamava 'zii’ o ricordava a casa, in camerino, alle feste comandate. Con la scomparsa di Luigi De Filippo, che si è spento ieri a 87 anni, si è chiuso quel baule incredibile di ricordi, esperienze e molti talenti di chi con papà Peppino, zio Eduardo e zia Titina, era diventato uomo oltre che artista. Con Luigi De Filippo sparisce dalle scene il cognome che, insieme a Pirandello, ha 'fatto’ il teatro della prima metà del Novecento italiano, valicando tante volte i confini nazionali. Un teatro (e poi un cinema) erede della grande tradizione napoletana, ma rivolto a un paese intero, cui avrebbe raccontato miserie e risate dell'animo umano. E che tutti in quella famiglia, Luigi compreso, avevano imparato ancora in fasce, seduti in terra dietro le quinte, mentre i 'grandi’ recitavano. Luigi era il primogenito di Peppino De Filippo, il fratello minore di Eduardo e Titina. Ovvero, come tutti hanno sempre sospettato, ma che lo stesso Peppino rese ufficiale in una biografia del '77 (Una famiglia difficile), i figli illegittimi della sarta teatrale Luisa De Filippo e di Eduardo Scarpetta, il più importante autore e attore tra ’800 e ’900. Mamma di Luigi era, invece, Adele Carloni, anche lei attrice e ballerina, che dal palcoscenico aveva conquistato Peppino, sposandolo nel '29. Il matrimonio non sarebbe durato, ma Luigi crebbe tra le lezioni in scena di Eduardo, il pianoforte con Titina e, più tardi, le risate del padre con Totò. Addirittura amava raccontare di esser stato lui il primo ad ascoltare la 'Filumena Marturano’, il capolavoro scritto per Titina, direttamente dalla bocca di Eduardo: aveva 15 anni ed accompagnava la famiglia in tournée, quando lo zio gliela lesse in anteprima in camera d'albergo. E dopo il debutto ufficiale in teatro, a 21 anni nel '51 con la compagnia del padre, sarà proprio nella Filumena che esordirà al cinema. Quando poi un grandioso ed eterno litigio separò Eduardo e Peppino, più volte tentò di riavvicinarli.
Fondò una sua compagnia nel '78 e prese in gestione in prima persona il Parioli Peppino De Filippo di Roma. Ed ebbe anche Luigi il suo alter ego in famiglia con Luca, figlio di Eduardo e suo cugino di 18 anni più giovane. Diversi fisicamente, come i rispettivi padri. Ma anche nel percorso personale, con Luigi che da subito sposò l'eredità del proprio nome. E Luca che invece esordì con un cognome d'arte, Dalla Porta, sperimentando anche Pinter, Beckett o Moliere. Ma uniti, ricordò Luigi nel suo saluto al funerale del cugino, scomparso nel 2015, «dall'orgoglio di essere napoletani e di chiamarci De Filippo». Nella comune missione di «un teatro che diverte, ma che fa anche pensare, un teatro sociale che porta in scena la lotta quotidiana dell'uomo per dare un senso alla propria esistenza». Per poi concludere con Natale in casa Cupiello (che ha portato in scena fino al gennaio scorso): «Luca, pure a me non me piace o’ presepio».
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