Addio Lilli Carati, icona sexy degli Anni ’70

È morta a 58 anni l’attrice protagonista di commedie erotiche e “B movie”
Una immagine di archivio di Lilli Carati, ai tempi della sua carriera cinematografica da icona sexy, nel film 'Il corpo della ragassa' del 1979. L'attrice è morta il 20 ottobre 2014 a Besano, nel varesotto. ANSA
Una immagine di archivio di Lilli Carati, ai tempi della sua carriera cinematografica da icona sexy, nel film 'Il corpo della ragassa' del 1979. L'attrice è morta il 20 ottobre 2014 a Besano, nel varesotto. ANSA

Un tumore al cervello si è portato via, a soli 58 anni, una delle icone di bellezza della commedia sexy italiana degli anni '70. Lilli Carati si è spenta ieri in una clinica a Besano, in provincia di Varese, mettendo fine a una vita attraversata dal dolore in cui avevano trovato spazio una notorietà effimera ma anche tanta disperazione e la faticosa lotta contro la tossicodipendenza. La sua parabola triste, è cominciata a Varese, sua città di origine, passando per Miss Italia dove approda dopo essere stata coronata Miss Lombardia nel 1974. Notata da Franco Cristaldi, quello fu il passaporto che le aprì le porte nel mondo del cinema, a cui accede neppure diciottenne in una prima apparizione nel film di Corbucci "Di che segno sei?". È davvero difficile non notarla, la sua bellezza dolce e sfrontata la elegge a donna del desiderio per eccellenza grazie al ruolo dell'insegnante in "La professoressa di scienze naturali" (1976), che deve tutto alla sua presenza e a un fascino malizioso che occuperà le fantasie di un'intera generazione di giovani uomini. Due anni dopo recita accanto a Gloria Guida in "Avere vent'anni" di Fernando Di Leo. Ma la vera consacrazione sexy arriva con le copertine di Playboy, Playmen, Penthouse, Blitz.

Poi, complice la relazione con Pasquale Festa Campanile che la diresse, girò ancora "Il corpo della ragassa" e "Qua la mano", dove conobbe Adriano Celentano, una delle poche persone che ha cercato fino all'ultimo di starle vicino per cercare di tirarla fuori dai problemi in cui stava velocemente precipitando. Lilli passa al soft porno. È nel trittico di Joe D'Amato che avviene la svolta senza ritorno: L'alcova (1985), Il piacere (1985), Voglia di guardare (1986). Intanto l'eroina la stava consumando. Troppo debole per reggere lo stress a cui era sottoposta in termini di immagine si lasciò sprofondare in un tunnel dal quale non riuscì più a emergere. Dipendenza, tentativi di disintossicarsi, depressione. Nel tentativo di procurarsi il denaro per acquistare la droga, nella seconda metà degli anni '80 compì il breve passo che la portò dal soft-core, genere patinato e comunque venato d'ironia al porno vero e proprio, diretta da Giorgio Grand, anche assieme a Rocco Siffredi, in uno stato di alterazione evidente e in totale assenza di lucidità e autocontrollo. Le sventure non finiscono e Lilli arriva a tentare il suicidio. E dopo un ricovero che le aveva regalato la speranza in una lenta ripresa, il destino le gioca ancora un brutto colpo, condannandola a una diagnosi che non le ha lasciato scampo. Forse oggi avrà trovato la serenità che non le è appartenuta in vita.

Beatrice Fiorentino

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