Addio Daša Drndić, l’autrice di “Trieste” lascia un libro postumo

È morta l’altra mattina dopo lunga malattia la scrittrice croata Daša Drndić, 72 anni, nota ai più per il suo “Trieste”, in Italia edito da Bompiani, un romanzo documento in cui non solo viene...

È morta l’altra mattina dopo lunga malattia la scrittrice croata Daša Drndić, 72 anni, nota ai più per il suo “Trieste”, in Italia edito da Bompiani, un romanzo documento in cui non solo viene evidenziata l’inquietudine e il tormento delle vittime della ferocia nazista, ma la prospettiva sapientemente si sposta anche al disagio dei figli degli assassini.

Drndic era nata a Zagabria nel 1946 e viveva a Fiume. Laureata all'Università di Belgrado, ha scritto una trentina di sceneggiati radiofonici, come editor di Radio Belgrado, ha pubblicato poesie e almeno una decina di romanzi, molti dei quali tradotti in diversi paesi. Il suo messaggio è sempre stato chiaro e misurato, senza cadere in facili retoriche o ideologie. Non si è mai risparmiata nella volontà di dedicarsi all’altro, era stata anche lettrice per gli immigrati serbo-croati all’estero. «La prima cosa che balzava agli occhi di Daša – dice la sua traduttrice Ljiljana Avirović – era la dolcezza, un atteggiamento naturale, connaturato. Così è per la sua scrittura che sapeva tuttavia essere anche frontalmente dura. Il suo approccio con le persone era sempre accogliente, ti abbracciava con le forze che non aveva, era empatica e sapeva riconoscere i tuoi sguardi». Il suo libro, “Trieste”, è stato accolto ovunque come un capolavoro, un testo impegnativo, capace di coniugare l’orrore nazista a un’emotività a tratti lirica: «La traduzione di “Trieste” è stata difficile, ma bella. L’unico dubbio che mi rimane è il titolo, l’originale è molto più adeguato: “Il raggio di luce” con tutte le sue valenze metaforiche. Ma quando fu tradotto in Inghilterra, nazione che ama la nostra città, il titolo scelto è stato Trieste e infine l’editore italiano lo ha riproposto. Tuttavia non ha molto senso perché il libro parla di Gorizia, Trieste entra molto più di lato».

L’operazione letteraria di Daša Drndić è interessante inoltre per la prospettiva sociologica e morale: «Che compare in quasi tutti i suoi testi: ha criticato l’impossibilità di documentarsi, gli archivi sono chiusi e in “Trieste” questo è evidente». Di lei tuttavia non rimane solo il ricordo di persona dolce e scrittrice raffinata. C’è di più. Daša Drndić ci lascia infatti ancora un’opera inedita, sempre tradotta da Avirović e che presto sarà pubblicata in Italia: «Si tratta sempre di un romanzo storico. Affronta il tema dell’emigrazione croata in America, l’adeguamento ai codici americani. Ma ciò che è interessante di Daša, ciò che compare in tutti i suoi libri è la capacità di esaminare le fonti, i documenti, e il fatto che dietro a ogni nome e cognome che cita c’è una storia». (m.b.t.)



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