Addio Claudio Lolli, il poeta che cantava il ’68 e le periferie

IL PERSONAGGIO
BOLOGNA
Si è spento dopo una lunga malattia Claudio Lolli, artista simbolo della canzone militante degli anni '70. Poeta, scrittore, professore, è morto a 68 anni, proprio nel cinquantesimo di quel '68 che tanto lo ha influenzato. Nato a Bologna, conosce Francesco Guccini grazie all'amicizia con suo fratello, e comincia a esibirsi nelle osterie della città. Da Guccini viene introdotto nella Emi e si impone subito con la voce cupa, riconoscibile tra mille, accompagnata spesso solo dalla chitarra, che canta il '68, le battaglie di sinistra, il disagio esistenziale e verso la borghesia dalla quale veniva, l'anticlericalismo e la critica alla famiglia. Oltre a Guccini, sono De Andrè e i cantautori francesi i suoi riferimenti. Senza dimenticare la beat generation, autori come Allen Ginsberg, Lawrence Ferlinghetti, Gregory Corso.
Già con il primo disco del 1972, Aspettando Godot, Lolli si fa conoscere con brani come Michel e Borghesia. L'anno dopo esce Un uomo in crisi. Canzoni di morte. Canzoni di vita, nel quale tratta il dramma delle periferie e dei suicidi dei soldati di leva, oltre a raccontare in Quello lì di un Antonio Gramsci studente a Torino. Il 1976 è l'anno della consacrazione con Ho visto anche zingari felici, nato dalla collaborazione con il Collettivo Autonomo Musicisti di Bologna. Il brano omonimo viene trasmesso e ritrasmesso nelle radio libere e poi reinterpretato da molti artisti.
Il terrorismo, il femminismo, l'emarginazione sociale sono tra i temi affrontati nel disco, nel quale l'artista dimostra di essere cresciuto anche musicalmente. È il picco di notorietà per Lolli che non ha la stessa fortuna con l'album successivo. Solo con il ritorno e la spinta della Emi e, in particolare, con l'album dell'83 “Antipatici antipodi”, riesce nuovamente a imporsi, partecipando anche alla trasmissione Azzurro della Rai. Da quegli anni in poi Lolli, conseguita la laurea in lettere, si dedica all'insegnamento. Con l'ultimo album del marzo 2017, intitolato “Il grande freddo”, finanziato col crowdfunding, vince la Targa Tenco nella categoria «Miglior disco dell'anno in assoluto». —
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