Addio Angela Felice, quarant’anni al servizio del teatro con la passione per Pasolini

UDINE . La parola fatica non era entrata mai nel suo vocabolario. Il tempo sapeva gestirlo con maestria. Ma in poche settimane si è dovuta arrendere: una malattia fulminea, che non le ha dato proprio...

UDINE . La parola fatica non era entrata mai nel suo vocabolario. Il tempo sapeva gestirlo con maestria. Ma in poche settimane si è dovuta arrendere: una malattia fulminea, che non le ha dato proprio il tempo per un bilancio. È scomparsa, a neanche settant'anni, Angela Felice, fino a ieri indomita animatrice del mondo culturale del Friuli Venezia Giulia. Dal suo primo amore, la letteratura teatrale (una tesi su Ibsen, con Giuseppe Petronio all'Università di Trieste), questa attivissima figura di intellettuale friulana si era orientata poi verso le scene e il teatro dal vivo, partecipando all'emancipazione delle sale udinesi e ai molti progetti che in più di quattro decenni l'avevano vista protagonista. Architetta di idee, pronta agli entusiasmi, capofila e motivatrice di energie giovanili, Angela Felice era mossa da un'intensa passione civile, che non nascondeva mai e sventolava volentieri. Non aveva mai recitato (o quasi, se non da ragazzina, a San Daniele, dov'era nata) ma il fervore delle attività al Teatro Club e il cartellone di spettacoli intitolato Akropolis erano sue creature: iniziative che Felice gestiva con una mano sicura, collaborando anche con l'Ente Regionale Teatrale e il Ministero della Pubblica Istruzione, mentre con l'altra mano era impegnata nell'insegnamento in scuole superiori. Tornata ad occuparsi di letteratura (nel 2009 era stata nominata direttrice del Centro Studi "Pier Paolo Pasolini" di Casarsa della Delizia), aveva profuso nelle ricerche attorno alla vita e alle opere dello scrittore tutte le proprie energie di organizzatrice ed conoscitrice esperta di PPP. Sentiva la familiarità con la terra del Pasolini poeta. E ne aveva scritto, in parecchi saggi, diventando una sorta di ambasciatrice internazionale. Sentiva forte anche il rapporto con Udine, con le tante facce delle sue culture: da molti anni ideava le manifestazioni locali per il Giorno della Memoria. Tanto da scegliere, per assonanza, l'indirizzo a cui il proprio nome e cognome la destinavano: abitava in Vicolo del Paradiso, trasversale quieta in borgo Grazzano.

A ricordarla saranno soprattutto tutte le generazioni che, durante gli anni delle scuole superiori, hanno riconosciuto in lei l'anima del Palio Studentesco Udinese. Migliaia di studenti che da quella factory di giovanili passioni di scena, hanno magari saputo trarre una vocazione, trasformata poi in professione nel mondo dello spettacolo.

Roberto Canziani

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