Addio al divo Helmut Berger, l’attore amato da Luchino Visconti

Nell’ottobre del 1991 venne a Trieste ospite illustre del Festival del cinema Latinoamericano. In doppiopetto e sciarpa di seta consegnò il premio “Città di Trieste” al regista cubano Sergia Giral
Helmut Berger con Glenda Jackson nel 1976 al Festival di Cannes
Helmut Berger con Glenda Jackson nel 1976 al Festival di Cannes

Era considerato l’uomo più bello del mondo. L'attore Helmut Berger è morto a Salisburgo alla vigilia del suo 79esimo compleanno. Di origine austriaca, ex modello, aveva esordito al cinema nel 1967 in un episodio del film “Le streghe”, diretto da Luchino Visconti, del quale diventerà attore-feticcio: sarà nei successivi “La caduta degli dei” (1969), “Ludwig” (1973), “Gruppo di famiglia in un interno” (1974).

Fino in tempi recenti aveva continuato a lavorare, tra i suoi ultimi film c'era il biopic su Yves Saint Laurent che lui aveva interpretato alla fine della sua vita quando morì di cancro nel 2008. In occasione del funerale del grande regista, nel '76, Berger si definì «la vedova di Visconti».

Apertamente bisessuale era stato il suo compagno per molti anni e per lungo tempo si lamentò del fatto che i familiari gli avevano impedito di avvicinarsi a quello che il regista aveva lasciato dopo la morte. «Con lui ho vissuto il vero amore - ha poi raccontato - Ci siamo trasferiti sotto lo stesso tetto quattro mesi dopo esserci incontrati. Mi ha educato, mi ha fatto conoscere una miriade di personaggi famosi come Grace Kelly, Dalì, la Callas. Non avevo mai incontrato un essere così erudito. La nostra storia è durata dodici anni».

Oltre che con Visconti, Berger ha lavorato con Vittorio De Sica in “Il giardino dei Finzi Contini” (1970), vincitore del premio Oscar 1972 per il miglior film straniero e, sempre nel 1972, con Nelo Risi ne “La colonna infame”. Nel 1975 è stato il protagonista maschile di “Salon Kitty” di Tinto Brass, e l'anno dopo del film “Una romantica donna inglese” (1976), diretto dal regista britannico Joseph Losey.

Dopo la morte di Visconti, Berger ha vissuto una profonda depressione e ci è voluto del tempo per prima che riuscisse a tornare sul set. Francis Ford Coppola lo scritturò per “Il Padrino III” nel ruolo di Keinszig, un potente banchiere svizzero; Claude Chabrol lo volle nell'adattamento televisivo del romanzo “Fantomas”; nel 1992 Madonna lo chiamò per il video musicale di “Erotica”.

Nell’ottobre del 1991 venne a Trieste ospite illustre del Festival del cinema Latinoamericano. In doppiopetto e sciarpa di seta consegnò il premio “Città di Trieste” al regista cubano Sergia Giral. «Mi sento austriaco - dichiarò nell’intervista al Piccolo di Paolo Lughi -, ma i paesi dove mi trovo meglio sono l’America Latina e soprattutto l’Italia. Gli italiani hanno un calore unico e, pur nella loro confusione, hanno un grande charme. I tedeschi, invece, sono tendenzialmente masochisti, sono ossessionati dal fantasma del nazismo. Anch’io, che sono austriaco come Hitler, sento a volte questo peso».

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