Addio ad Andrea G. Pinketts lo scrittore della Milano noir

MILANO. Lo scrittore e giornalista Andrea G. Pinketts, pseudonimo di Andrea Giovanni Pinchetti, è morto ieri all'hospice dell'ospedale Niguarda di Milano. Aveva 57 anni: era nato il 12 agosto del 1961 nel capoluogo lombardo. Da quanto si è appreso, era malato da tempo per un tumore e le sue condizioni si erano aggravate da circa una settimana.
Considerato la versione italiana in salsa meneghina di Hammet e Chandler, Pinketts aveva fatta sua l’aura da scrittore “maledetto”, autore di gialli e noir dissacranti e controcorrente. Ripeteva sempre di avere una «passione sfrenata per le cattive compagnie: la letteratura, i bar equivoci, i sigari e le donne», e aveva eletto a suo “ufficio” e studio dove scrivere il bar Trottoir di Milano. Qui lui, “cannibale” della prima ora assieme a Niccolò Ammaniti, Aldo Nove, Daniele Luttazzi e altri, aveva fondato “La scuola dei duri”, teorizzando una narrativa di stampo hard boiled dal piglio anarchico e dalla prosa rutilante e fuori dagli schemi. Anche come giornalista amava andare oltre le righe, realizzando vari reportage per Panorama ed Esquire attraverso i quali aveva contribuito, tra l'altro, all'arresto di alcuni camorristi. Nella sua carriera letteraria ha vinto alcuni premi letterari come il Mystfest e il Premio Scerbanenco, e nella vita è stato pugile, fotomodello e soprattutto molto presente come opinionista di trasmissioni tv. Per sei anni ha scritto per la versione italiana di Playboy, e ha firmato oarecchi romanzi in bilico tra noir e grottesco, molti dei quali incentrati sulla figura di Lazzaro Santandrea, suo alter ego e protagonista di bizzarre avventure nella Milano contemporanea. Fra l’altro, nel 1987, a soli 26 anni aveva anche recitato nel film Via Montenapoleone con la regia di Carlo Vanzina.
A Trieste in passato era stato più volte, mentre fra i suoi ultimi libri si ricordano “Ho una tresca con la tipa nella vasca” (Mondadori, 2014), “La capanna dello zio Rom” (Mondadori, 2016) e di quest’anno è l’audiolibro “Lazzaro, vieni fuori”. —
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