Addio a Vanni Leopardi l’erede bello di Giacomo
RECANATI. Addio a Vanni Leopardi, discendente di Giacomo, personalità di spicco della cultura italiana, che ha dedicato tutta la vita alla salvaguardia del patrimonio leopardiano e alla sua valorizzazione, diventandone un vero e proprio testimonial e accompagnandone la poetica nella modernità. Il conte (questo il titolo che aveva anche il poeta) è morto ieri, a 77 anni, a Palazzo Leopardi a Recanati, dopo una breve malattia che lo ha colpito nell’anno del bicentenario dell’Infinito, al culmine delle celebrazioni per quelle che è forse la più famosa poesia della lingua italiana. Lascia la figlia Olimpia, con tre nipoti, e il fratello Mimmo. Uomo d’arte e cultura, grande viaggiatore, laureato in Scienze Politiche, aveva scelto l’agricoltura per passione, dando continuità alla tradizione di famiglia e cercando, nella produzione di vino, cereali e olio, di rispettare gli equilibri della natura, il benessere degli animali, in un ciclo virtuoso tra produttività, modernità e bellezza del paesaggio, unendo il progresso tecnologico alle istanze di una vita connessa ai ritmi veri della natura.
Memore della ”lezione” del suo più grande avo, alla ricerca di una civilizzazione che non alieni gli esseri umani e che permetta loro una mutua assistenza alla ricerca della felicità. Lo stesso ideale che lo aveva portato a progettare una “Accademia per la ricerca della Felicità”, negli stessi luoghi dell’avita dimora dove scelse di abitare. Alto, biondo, con gli occhi chiari, è stato per anni l’«immagine» di Casa Leopardi, un volto molto diverso da quello che la tradizione tramanda di Giacomo, piccolo, deforme, gobbo. È stato lui l’ambasciatore dell’eredità leopardiana, punto di riferimento per gli studiosi e i cultori di Leopardi, prima a fianco della madre Anna, poi affiancato dalla figlia Olimpia. —
Riproduzione riservata © Il Piccolo