Addio a Valeria Valeri «Il teatro tiene l’anima allegra»

È morta a 97 anni la grande attrice di prosa , volto noto anche di serie e fiction tv Partner di Lupo, Lionello, Bramieri, con Ferrari recitò al Bobbio “Gin Game”

È morta ieri, a 97 anni, Valeria Valeri, fra le più importanti interpreti brillanti a teatro e in anni recenti anche di tante fiction tv. A dare l’annuncio la figlia, Chiara Salerno, avuta dall'attore Enrico Maria Salerno. I funerali si svolgeranno oggi, alle 11.30, alla Chiesa degli Artisti di Roma. Valeria Tulli era nata a Roma l'8 dicembre 1921 e dalla metà degli anni ’40 ha calcato ininterrottamente il palcoscenico.



ROBERTO CANZIANI

Ci sono attori, soprattutto attrici, che il tempo non scalfisce mai. Poi, un giorno, scopri che non ci sono più. Ma è come se ci fossero ancora. Per il publico di Trieste, Valeria Valeri, resta quella del "Clan delle vedove". Quella di "Gin game" e "Madame Lupin". Quella che dice, rivolta alle spettatrici del Teatro Bobbio: «Signore mie, il teatro è un toccasana, mantiene in salute e tiene l'anima allegra. Mi piace, come piace anche a voi. E mi manca, se mi fermo un attimo solo».

Non si era mai fermata, Valeria. O quasi. Fedele alla sua linea di lavoro: settant'anni di flirt con palcoscenico, un rapporto stabile con la tv, qualche scappatella con il cinema.

L'indole allegra, il sorriso svagato, la mancanza di atteggiamenti divistici, la simpatia, l'hanno resa la beniamina di molti pubblici. «Sì, ma di cinema ne ho fatto davvero poco, perché per fare cinema ci vuol tempo, e io non ne avevo. La televisione mi ha dato notorietà e popolarità, ma un attore deve stare in scena. È stata una vita in tournée, la mia. Come facevano tutti gli attori, un tempo».

Aveva cominciato con il teatro, Valeria Valeri, e per il teatro aveva anche lasciato perdere l'occasione di un lavoro in Rai, annunciatrice radiofonica. A Forlì, nella stagione 1948-49, giusti settant'anni fa, il debutto nella commedia di uno di quegli autori che andavano di moda allora, Fernand Crommelynck, quasi dimenticato adesso. La città romagnola invece non si era dimenticata di lei, e qualche anno fa l'ha voluta cittadina onoraria. Poi il grande teatro anni Cinquanta, in compagnia con Gino Cervi e Andreina Pagnani. Ma anche, nei decenni successivi, partner in scena dei volti che un'intera generazione ricorda. Alberto Lupo ("Fiore di cactus"), Alberto Lionello ("L'anatra all'arancia"), Gino Bramieri ("Anche i bancari hanno un'anima"), Paolo Ferrari ("Gin Game").

Ma soprattutto di un attore, Enrico Maria Salerno che non sposò mai. Ma con il quale crebbe, oltre che una figlia, Chiara, un sodalizio importante, a cominciare dall'incontro allo Stabile di Genova, alla partecipazione agli allestimenti della Compagnia Attori Associati, entrambi insieme in "Sacco e Vanzetti".

Può far sorridere, oggi, rivederla in certi filmati che si srotolano su YouTube. Chi volesse tornare a sfogliare le pagine di uno dei programmi che fecero grande la televisione, prima della tv di adesso, può riscoprirla nel mitico "Giornalino di Gian Burrasca", regia di Lina Wertmüller, nel 1964. E vedere come lei, nel ruolo della mamma, tiene in braccio e coccola quel Giannino briccone, che ha le efelidi adolescenti di Rita Pavone, e che le canta «sei un po' noiosa, ma sei sempre meravigliosa, sei la mamma, la mia mamma».

«La televisione è comodissima - spiegava Valeri - le fiction le ho fatte, e mi ci sono trovata bene, ma il teatro è un'altra cosa». Faceva finta di dimenticare che "La famiglia Benvenuti", dove era ancora al fianco di Salerno, viene considerata il prototipo delle contemporanee fiction italiane, ed ebbe attorno al '68 una popolarità enorme. Cosa che capiterà anche con la saga di “Un medico in famiglia”, con “Una famiglia in giallo”, con “Il commissario Manara”, dove nei panni di investigatrice, Valeri faceva il verso alla quasi coetanea Angela Lansbury, la famosa signora in giallo.

Nel 2012 Trieste l'aveva premiata con un'Alabarda d'oro. Per il pubblico della Contrada (dove era ritornata molto spesso, anche diretta da Francesco Macedonio per la ripresa di "Gin game"), per quel pubblico femminile, mostrava sempre un affettuoso apprezzamento: «Guardo in platea e vedo tante signore. Uomini pochi. Ragazzi quasi nessuno. Siete voi, signore di una certa età, quelle che vengono, quelle che si divertono, si entusiasmano, acquistano gli abbonamenti. Siete voi quelle tengono in piedi i teatri». —

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