A Villa Murat gli intrighi della vecchia Europa da Carolina alla modaiola duchessa di Berry

L’attuale via del Lazzaretto Vecchio sul finire del XIX secolo fu teatro del succedersi di vicende legate alle grandi dinastie nobiliari dell’epoca

la storia



“C’è a Trieste una via dove mi specchio / nei lunghi giorni di chiusa tristezza; /si chiama Via del Lazzaretto Vecchio. / Tra case come ospizi antiche uguali, / ha una nota, una sola, d’allegrezza; / il mare in fondo alle sue laterali. / Odorata di droghe e di catrame / dai magazzini desolati a fronte, / fa commercio di reti, di cordame / per le navi: un negozio ha per insegna / una bandiera; nell’interno, volte / contro il passante, che raro le degna /d’uno sguardo, coi volti esangui e proni / sui colori di tutte le nazioni, /le lavoranti scontano la pena / della vita: innocenti prigioniere / cuciono tetre le allegre bandiere”.

Grande Umberto Saba che in pochi versi descrive efficacemente una via di Trieste molto particolare, perché su di essa affacciavano sia palazzi, sia magazzini, sia stabilimenti industriali. È l’ultimo lembo del Borgo Giuseppino dove i campi e i giardini delle ville di San Vito, baciati dal sole, devono lasciare spazio alle fabbriche che servono al porto, che inarrestabile macina merci in un continuo andare e venire. Uno degli edifici sacrificati era la splendida Villa Murat, dove aveva tenuto corte l’ex regina di Napoli, Carolina Bonaparte Murat, sbarcata a Trieste il 6 giugno 1815 con i suoi figli Achille, Letizia, Luciano e Luisa. Due settimane prima erano stati dichiarati prigionieri dell’Austria che aveva liberato il regno dai francesi, e si erano imbarcati sulla nave inglese. Volevano andare in Francia ma il comandante britannico si era rifiutato. Carolina allora aveva chiesto di essere condotta a Trieste, approfittando dei buoni rapporti che aveva con Klemens Wenzel von Metternich, conosciuto a Parigi nel 1806 quando lui era ambasciatore d’Austria. “The passionate diplomat” come lo definisce in una biografia la regina dei romanzi rosa, Barbara Cartland, aveva avuto una relazione con Carolina, tramutatasi poi in una buona amicizia, nonostante i loro Paesi fossero nemici.

Oggi quella villa, che nel giardino aveva anche un teatro all’aperto, non esiste più, sostituita prima da una pileria di riso, spostata successivamente alla tristemente famosa Risiera, poi dalla filiale della Fiat, diventata sede del Piccolo fino all’ottobre 2018. Se volete avere un’idea di come fosse la residenza della ex regina di Napoli, andate a vedere nella vicina via dell’Università villa Necker dove abitarono altri due figli di Napoleone, Girolamo ed Elisa, costruita nello stesso stile.

Ma torniamo in via Lazzaretto Vecchio e precisamente nel palazzo sito al numero 24, dove approda Carolina di Borbone Due Sicilie, meglio nota come la duchessa di Berry, madre di Enrico V di Francia, re per una settimana e pretendente al trono per oltre cinquant’anni. Caroline diventata madre del delfino di Francia sette mesi dopo l’assassinio del marito, ha combattuto come un uomo per assicurare il trono al figlio, raggirato dal cugino Filippo d’Orleans che nel 1830 si è impossessato del regno, ed è finita in prigione. Liberata da Luigi Filippo visto che non costituiva più un pericolo, prende la via dell’esilio che la porterà a Trieste al civico 24 di via del Lazzareto Vecchio, una dimora che svolgerà un importante ruolo nella storia d’Europa.

Trieste viene scelta per due motivi. In primo luogo perché Venezia, dove la duchessa si era in un primo tempo stabilita, dopo un periodo in Stiria, non è sicura, scossa com’è dai moti risorgimentali italiani. In secondo luogo per essere vicina ai figli di primo letto, Enrico appunto e Luisa Maria, che vivono a Gorizia con la prozia Madame Royale alla quale sono stati affidati dopo lo scandalo di una figlia che Carolina ha partorita in prigione. Ormai è passato del tempo, Caroline è totalmente estromessa dalla politica e può rivedere anche i figli primogeniti. Il matrimonio d’interesse con Lucchesi Palli, celebrato per dare un padre alla piccina, si è trasformato in una unione d’amore benedetta da ben sei figli, che nascono tra il 1834 e il 1840 in Austria. Proprio in quell’anno Lucchesi Palli compera dall’imprenditore triestino di origine ungherese Francesco Gossleth, il mobiliere che ha arredato tutte le residenze più lussuose di Trieste, tra cui il castello di Miramare, il palazzo appena costruito in via Lazzaretto Vecchio. Per dodici anni sarà la residenza della ex duchessa di Berry, che ospiterà anche Carlo V di Borbone, mancato re di Spagna, e suo figlio Carlo VI sposato con la sua sorellastra Maria Carolina. Lei si terrà il piano nobile, il primo, e affitterà il secondo ai parenti carlisti. In sostanza l’imponente palazzo di via del Lazzaretto Vecchio ospiterà due corti: una della mancata regina di Francia e l’altra dei mancati re di Spagna.

All'epoca, le finestre e i balconi del palazzo davano direttamente sul mare e Carolina poteva godersi lo spettacolo della rada affollata di vele, come oggi accade soltanto quando c’è la Barcolana. Lei mantiene anche a Trieste il suo comportamento libero e scevro da ogni etichetta. Le piace invitare gente, ed è sempre alla moda, che segue anche se è lontana da Parigi. Da grande mecenate incoraggia i pittori, i musicisti e i letterati tanto che il palazzo di via del Lazzareto Vecchio diventa uno dei più apprezzati, ambiti e frequentati salotti triestini dell’‘800. Vi approdano, tra gli altri, l'imperatore Francesco Giuseppe, suo fratello Massimiliano d’Asburgo con la moglie Carlotta, il generale spagnolo Cabrera, capo del più importante partito carlista, l'ammiraglio austriaco Tegetthoff che aveva sconfitto la flotta italiana nella battaglia di Lissa nel 1866, il console inglese ed esploratore sir Richard Francis Burton che aveva tradotto “Le Mille e una Notte”, oltre a personalità triestine, come il barone Pasquale Revoltella, Giovanni Guglielmo Sartorio e il vescovo Bartolomeo Legat. Caroline muore nel Castello di Brunnsee, in Stiria, il 16 aprile 1870. —

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