A Venezia per ammirare “Ad occhi spalancati” gli impressionisti russi

di Giovanna Pastega VENEZIA L'arte e la cioccolata, un binomio che in Russia sembra oggi trovare una strana congiuntura e diventare teatro di un connubio architettonico e artistico destinato a far...
Di Giovanna Pastega

di Giovanna Pastega

VENEZIA

L'arte e la cioccolata, un binomio che in Russia sembra oggi trovare una strana congiuntura e diventare teatro di un connubio architettonico e artistico destinato a far parlare di sé in tutto il mondo. Il nuovo Museo dell'Impressionismo russo, infatti, nascerà proprio in uno degli edifici del complesso commerciale e culturale moscovita Bol'ševik che dalla fine del XIX secolo fu sede della più famosa fabbrica di cioccolata, dolciumi e biscotti di tutta la Russia.

Deus ex machina della nuova creatura museale Boris Mints, un ricchissimo uomo d'affari moscovita che dopo una laurea in fisica e una carriera nella macchina politica russa ha realizzato un'immensa fortuna nel mondo imprenditoriale come manager ed poi come imprenditore, fondando nel 2004 Group 01, una società di investimento del valore di oltre 4 miliardi di dollari.

Appassionato d'arte Mints negli ultimi 10 anni si è concentrato nella costruzione della più importante collezione privata dedicata all'Impressionismo russo, acquistando sul mercato occidentale una grande quantità di dipinti che sono così tornati in patria e che a breve diventeranno il cuore del suo Museo.

Caratteristica principale della nuova "macchina" espositiva l'impiego di avanzatissime tecnologie multimediali. Il museo infatti è stato pensato come uno spazio completamente interattivo dove l'esposizione permanente verrà accompagnata da strutture e attività educational e di ricerca.

«Il museo è pensato - spiega lo stesso Mints - come una piattaforma dinamica, interattiva, all'avanguardia, aperta al pubblico, agli studiosi, ai collezionisti, che assocerà l'attività espositiva con la formazione scientifica e l'impegno educativo».

E mentre il Museo dell'Impressionismo si appresta a diventare dal prossimo autunno una delle più importanti realtà museografiche russe, tappa irrinunciabile per il turismo culturale internazionale, Venezia si prepara ad ospitare in anteprima mondiale un assaggio delle sue straordinarie collezioni.

Dal 13 febbraio al 12 aprile a Palazzo Franchetti sarà possibile visitare la mostra «Ad occhi spalancati. Capolavori dal Museo dell'Impressionismo Russo di Mosca». Unica tappa estera dopo una preview russa, l'esposizione veneziana offrirà al pubblico l'eccezionale possibilità di ammirare 50 capolavori che diventeranno il fulcro del futuro museo moscovita.

La rassegna curata da Yulia Petrova (direttore della neo-istituzione culturale) insieme a Silvia Burini e Giuseppe Barbieri (responsabili del Centro Studi sulle Arti della Russia di Ca' Foscari) sperimenterà in anteprima anche le super-tecnologie che caratterizzeranno il nuovo centro espositivo. 50 opere illustreranno in sintesi la storia dell'Impressionismo russo, che si sviluppò in ritardo di qualche lustro rispetto alla svolta dell'arte francese, ma che rimase a lungo nella cultura del paese grazie alle sue evoluzioni nel periodo sovietico e alla sua diffusione come categoria dello spirito sino ai giorni nostri.

«La storia figurativa russa è sempre un po' asimmetrica rispetto a quella occidentale, - spiega Silvia Burini - ma dimostra una grandissima capacità di assorbimento dei movimenti artistici in termini creativi. Così è accaduto anche per l'Impressionismo. Molti artisti russi che si sono recati a Parigi già negli anni '70 dell'800 per studiare la tecnica impressionista ai suoi albori, quando poi ritornarono in Russia si dedicarono ancora di più al realismo, ritenendo la nuova corrente e le sue tecniche inadeguate a tradurre le tematiche tipiche di quel periodo storico russo, in cui il realismo critico di matrice tolstòjana faceva dell'arte sempre e comunque uno strumento moralmente impegnato. Ci vorrà un po'di tempo perché l'Impressionismo si possa diffondere in Russia con una propria identità».

Figura chiave, trait d’union tra il movimento francese e quello russo sarà il paesaggista e ritrattista del gruppo anti-accademico degli "Ambulanti" Konstantin Korovin, di cui in mostra si potranno ammirare numerosi quadri giovanili molto rari.

Seppure non amasse le definizioni («Non appartengo all'impressionismo - scriveva - o al cubismo e a nessun'altra corrente pittorica. Io canto la natura e nei miei quadri io cerco la bellezza e la gioia della vita».) Korovin interpretò la rivoluzione espressiva impressionista, basata sul delicato rapporto tra luce e colore, in modo fortemente lirico, ritenendo che il paesaggio dovesse entrare nell'anima "come un suono".

«L'Impressionismo russo - sottolinea Silvia Burini - non fu un movimento "potente", dovette ad ogni passo cedere qualcosa ad altre correnti, essendo apparso tardi ed essendosi sviluppato in contemporanea con le nuove tendenze post-impressioniste. Non poté, insomma, diventare quel centro di unicità di stile che fu in Francia. Tuttavia ebbe un ruolo assolutamente fondamentale per le Avanguardie».

A cavallo tra una tradizione fortemente realista e le nuove tendenze dell'arte (stil'modern, neoprimitivismo, eccetera) l'Impressionismo in Russia si contaminerà continuamente nel corso del tempo costituendo una sorta di palestra formativa determinante per gli artisti di fine e inizio secolo, che preparerà i pittori delle Avanguardie a compiere il loro fondamentale salto verso l'astrattismo.

«L'Impressionismo in Russia - conclude Silvia Burini - ha confini temporali molto labili. Anche dopo il superamento della fase sua "storica", caratterizzata da influssi scandinavi e da una pittura cromaticamente più calda e a macchie più larghe rispetto a quella francese, il suo influsso continuerà a sopravvivere negli anni come maniera più che come tendenza.

Si può parlare, dunque, di un movimento "diffuso", come l'ha definito lo storico dell'arte Dmitrij Sarab'janov, che produsse risultati assolutamente originali e soprattutto evoluzioni a lungo termine, persistendo come categoria dello spirito durante tutto il XX secolo fino ai giorni nostri».

Abbandonato, infatti, come movimento storico riemerse durante il realismo socialista.

Nella mostra veneziana si potranno ammirare tutta una serie di opere, oltre a quelle coeve ai capolavori francesi, realizzate proprio in epoca sovietica che, a differenza di quanto si pensi, utilizzava oltre al realismo molteplici registri espressivi, tra i quali fu preponderante proprio quello impressionista.

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