A Trieste chiude "Cartesius": mezzo secolo d'arte da Zigaina a Timmel
TRIESTE Cinquant'anni sono tanti per una galleria d'arte. Se i nomi di chi ha riempito le sue sale sono prestigiosi, i motivi per festeggiare diventano ancora di più. Timmel, Dudovich, Sbisà, Mirko Basaldella, Music, Campigli, Zigaina, Mascherini, Leonor Fini, Depero, Vedova, Cernigoi sono solo alcuni degli artisti esposti in mostre personali, nel tempo, alla galleria Cartesius. L'importante compleanno è sancito domani dall'apertura di un'ennesima esposizione che però, e questa è la nota triste, rappresenta anche l'ultimo appuntamento con lo spazio d'arte. Al compimento del mezzo secolo, infatti, la galleria di via Carducci chiude i battenti in grande stile con un evento dedicato a Lojze Spacal, lo stesso artista con cui aveva iniziato la sua attività.
L'avventura era partita nel 1971 e per l'occasione Stelio Crise aveva presentato una rassegna di opere grafiche e oli di Spacal nella prima sede in via Giulia che non solo ospitava esposizioni ma, fin da subito, si proponeva come studio di incisioni e stamperia calcografica che avrebbe negli anni portato a un'intensa attività editoriale con la pubblicazione di libri, cataloghi, edizioni d'arte e cartelle. Fondato da Bruno Ponte assieme al figlio Valentino, lo spazio aveva preso il nome, su suggerimento anche di Luciano Trojanis, del filosofo e matematico francese iniziatore della filosofia moderna e, coerentemente, nel logo erano stati raffigurati gli assi cartesiani.
Dopo un primo spostamento in via Marconi, la Cartesius aveva trovato la sua sede definitiva nella centralissima via Carducci e le attività sarebbero state numerose: oltre alle mostre, ecco la cura dell'opera incisoria di Mascherini e Cernigoi, il catalogo dell'opera grafica di Ugo Carà e la Collana del Testimonio che avrebbe editato liriche di Giotti con incisioni di Brumatti, Rosignano e Sormani, poesie di Biagio Marin con incisioni di Guacci, e ancora Giò Pomodoro, Pasolini, Luciano Morandini e Borges. Bruno Ponte si era formato con Carlo Pacifico e, nel secondo dopoguerra, con Edgardo Sambo alla Scuola libera di figura del Museo Revoltella; diventato “insegnante incaricato di materie artistiche alternative occupazionali dei minori” all'Istituto medico-pedagogico annesso all'Ospedale psichiatrico di Trieste, aveva stretto amicizia con Spacal.
Entrambi schivi e riservati, i due, come ricorda Franco Rosso nel testo di presentazione della mostra, “erano rari esemplari di quella infrequente umanità che lavora in silenzio, e con la naturale modestia dei temperamenti forti e creativi. Avevano ambedue vissuto le esperienze tragiche della guerra e condividevano un approccio con l'esistenza dove il rapporto tra il sentimento e la tecnica ha carattere di reciprocità. Spacal lo dimostrerà attraverso la sua espressività artistica, Ponte attraverso la gestione della Cartesius, l'indirizzo culturale e il tratto umano della sua relazione con gli altri”.
L'attuale mostra-omaggio a Spacal, che avviene a vent'anni dalla scomparsa dell'artista, presenta una selezione di opere degli anni Quaranta e Cinquanta che sintetizzano e anticipano la poetica del pittore e incisore: dall'ispirazione del Carso con le case di pietra, la bora, la flora spontanea e i vicoli dei paesini, al mare e alle saline con le barche sospese sui pali lungo la marina o tirate a secco con la chiglia rovesciata, fino alle finestre che nel dedalo delle strade appaiono come occhi dell'anima che seguono chi guarda. Il sodalizio tra Spacal e la Cartesius è proseguito fecondo e ininterrotto con una dozzina di personali, svariate partecipazioni a collettive e il dono dell'artista, poco prima della morte, di una cartella di incisioni con una dedica fatto a Valentino Ponte. La mostra apre domani alle 17, senza inaugurazione in rispetto alle attuali regole della pandemia, e potrà essere visitata fino al 24 dicembre.
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