A Gorizia l'anteprima del Premio Amidei

In attesa dell'edizione 2014 della rassegna cinematografica, al Kinemax di piazza Vittoria verrà proiettato "La grande illusione" di Jean Renoir
La locandina del film "La Grande Illusione"
La locandina del film "La Grande Illusione"

A poco più di mese dal suo inizio previsto il 18 luglio prossimo, Il Premio Amidei 2014 regala un'anteprima presentando mercoledì 11 giugno alle 20.30 al Kinemax di Gorizia una preziosa versione restaurata del capolavoro pacifista di Jean Renoir "La grande illusione". Il film, girato nel 1937, costituisce una preview del ricco palinsesto che andrà a comporre la sezione del Premio "La Grande Guerra - L'occhio del cinema" dedicata alla Prima Guerra Mondiale nel centenario del suo inizio.

Ambientato nel 1917 il film ha come protagonisti alcuni ufficiali francesi prigionieri in un campo di concentramento tedesco la cui principale occupazione è preparare la fuga. A impedire la riuscita dell’impresa i continui trasferimenti di campo fino alla destinazione ultima in un vecchio castello trasformato in fortezza. L'esperienza della Grande Guerra venne vissuta in prima persona dall'allora ventenne Jean Renoir determinando in seguito la sua chiara posizione pacifista. Uscito nelle sale pochi anni prima dello scoppio della Seconda Guerra Mondiale, ne presagì lo scenario catastrofico.

Vietato nella Germania nazista, in Italia Mussolini non lo volle e sarebbe uscito solo nel 1947, con tre passaggi di censura, l'ultimo dei quali firmato da Giulio Andreotti. "La grande illusione" venne comunque presentato alla Mostra del Cinema di Venezia nel 1937 dove Renoir vinse il Premio per il miglior complesso artistico, un premio inventato ad hoc per non dargli la Coppa Mussolini. Il restauro della pellicola - curato da laboratorio L'Immagine Ritrovata della Cineteca di Bologna - è stato reso possibile a partire dal ritrovamento fortuito del negativo originale sparito da Parigi durante l'occupazione nazista e portato a Berlino da dove venne successivamente prelevato dai sovietici che lo portarono a Mosca.

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