Zvech querela il direttore di GradoSpia.com
GORIZIA. I veleni lasciati dalla chiusura dell’Ospizio marino di Grado si fanno ancora sentire e occupano le aule del tribunale di Gorizia. Sul banco degli imputati questa volta è finito Raffaele “Rafa” Lisco, chiamato a rispondere di diffamazione a mezzo stampa nei confronti dell’ex consigliere regionale Pd Bruno Zvech. Lisco nel novembre di tre anni fa sul sito di GradoSpia.com - da due mesi temporaneamente chiuso -, intervenendo su quello che definiva «scandalo dell’Ospizio marino» parlava di tangenti e indicava in Zvech, a quei tempi ancora consigliere regionale, come «collettore delle tangenti». Secca partiva da parte dell’esponente dei democrat non solo la smentita per quanto affermato da Lisco, ma anche una denuncia alla magistratura per diffamazione e si costituiva parte civile assistito dall’avvocato Giovanni Borgna.
Lisco, tutelato dall’avvocato Mauro Guzzon, aveva chiesto di essere interrogato, ma ha dovuto dare forfait per malattia presentando al giudice monocratico Raffaele Russo un certificato medico. La sua deposizione è stata fissata per l’udienza del 24 ottobre. La sua assenza non ha impedito comunque che il processo proseguisse con la deposizione dell’unico teste presente, l’ex impresario Mario Bagon, presentatosi in aula dopo che il giudice nella precedente udienza aveva disposto l’accompagnamento coatto. Bagon ha sostanzialmente riferito di aver presentato a suo tempo un esposto-denuncia su fatti inerenti all’Ospizio marino al pm Raffaele Tito, in servizio in quel periodo alla Procura della Repubblica di Trieste. L’indagine era passata poi per competenza alla Procura goriziana, ma molte delle accuse presenti nell’esposto oltre a non trovare conferma erano passate in prescrizioni.
La vicenda dell’Ospizio marino era poi scoppiata con la sua chiusura nel luglio del 2010 e con la richiesta del fallimento della Fondazione che venne rigettata dal tribunale goriziano perché presentata oltre i termini. Una decisione che aveva suscitato non poche polemiche perché impediva di fare chiarezza sulle responsabilità di un crac milionario.
La sentenza, visto il rinvio dell’udienza al prossimo ottobre, potrebbe giungere entro la fine dell’anno o nei primi mesi del prossimo.
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