Il centrosinistra contro le zone rosse a Trieste: «Misura inutile e demagogica»
Associazioni, comitati e partiti dell’opposizione firmano un documento contro l’atto prefettizio: «La violenza va affrontata alla radice, individuandone le cause: così si rischia la ghettizzazione»
«Inutili», «pericolose», «demagogiche». Tutte le forze di centrosinistra – Pd, Adesso Trieste, Punto Franco, Rifondazione comunista, Pci, Alleanza verdi sinistra, Open sinistra Fvg – associazioni, onlus con Ics, Linea d’ombra, il Coordinamento difesa sanità pubblica, il Comitato per i diritti civili delle prostitute e Anpi firmano e inviano alle istituzioni un lungo documento di condanna alla misura con cui il 16 gennaio scorso il prefetto Pietro Signoriello ha istituito le zone rosse all’interno del territorio cittadino.
Misura definita a più riprese «propagandistica» e sintomo di un «approccio ideologico e fallimentare della gestione dell’ordine pubblico», con il solo risultato di soffiare sul fuoco dell’insicurezza e «alimentare fenomeni di ghettizzazione».
«Pericolose» perché «discrezionali», «demagogiche» perché le zone rosse «non risolvono il nodo della sicurezza, ma anzi spostano il problema da una zona all’altra della città», ha incalzato il presidente di Ics Gianfranco Schiavone ieri mattina al Circolo della stampa. L’intervento militarizzato delle forze di polizia nelle aree centrali della città rischia di «risolversi soltanto in un ulteriore allontanamento di persone vulnerabili» – migranti, straniere, non italofone, povere o toccate da altre problematiche – creando così «nuove forme di segregazione sociale», mentre per Schiavone restano «irrisolte e non affrontate le carenze strutturali nella gestione delle persone più fragili».
«Provvedimento inutile, come dimostrato dagli ultimi fatti di cronaca», valuta quindi il capogruppo di At Riccardo Laterza, ribadendo come «il tema sicurezza va affrontato in modo strutturale, individuando le radici sociali, economiche e culturali dei conflitti urbani, e non – afferma il municipalista – con ordinanze spot e puramente propagandistiche: misure dannose per gli stessi residenti e commercianti delle zone rosse, che oggi – annota – si trovano a vivere e lavorare in una zona militarizzata».
«Chi governa la città deve rispondere al fatto che le politiche dell’amministrazione degli ultimi anni hanno fallito», osserva il dem Francesco Russo, invocando la necessità di «politiche sociali che creino condizioni di reale protezione per i cittadini». Per Giorgio Sclip di Punto Franco «la sicurezza in un cantiere dev’essere cercata con il coinvolgimento di tutti i lavoratori, così una città deve essere difesa da tutte le istituzioni, con il coinvolgimento di tutti: le zone rosse – afferma il puntofranchista – certificano il fallimento di una strategia della prevenzione».
A preoccupare associazioni e forze di centrosinistra è anche la «natura vaga e potenzialmente arbitraria dell’ordinanza» prefettizia – riporta la nota allegata al documento – laddove «la definizione di “atteggiamenti molesti” e “aggressivi” non è chiara e rischia di ledere il principio fondamentale della presunzione di innocenza». Una «vaghezza» che potrebbe portare a «discriminazioni e abusi, specialmente nei confronti dei migranti o di chi è percepito come “problematico” per le sue condizioni».
L’appello è dunque ad «abbandonare un approccio ideologico e fallimentare della gestione dell’ordine pubblico e affrontare – riporta l’istanza – con serietà le problematiche della sicurezza urbana», prendendo consapevolezza che questa «si realizza non attraverso trovate propagandistiche», bensì «affrontando le problematiche, finora del tutto rimosse dalla politica , della rapida crescita della povertà economica e culturale, e della mancanza di interventi adeguati di gestione degli arrivi dei migranti, sia – conclude il documento – per la loro immediata accoglienza, che per il loro inserimento sociale». —
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