Le zone rosse non verranno prorogate a Trieste: così sono cambiati i reati
Aumentano rapine in strada, estorsioni e risse. Il prefetto Signoriello: «Ma nel complesso il quadro è migliorato». I dati e il confronto con il 2013

Nessuna proroga delle “zone rosse”. Così è stato deciso nel corso del Comitato provinciale per l’Ordine e la sicurezza pubblica. Allo stesso modo non verrà rinnovata l’ordinanza firmata dal sindaco che imponeva, nelle stesse zone, la chiusura alle 24 degli esercizi che somministrano cibo e alcolici, limitando anche l’uso del vetro.
Sul tavolo in Prefettura – presente anche il nuovo questore Lilia Fredella – sono stati analizzati i dati degli ultimi mesi, «che ci rendono soddisfatti dell’andamento e degli effetti di questo strumento – spiega il prefetto Pietro Signoriello – che in una settantina di giorni ci ha permesso di avere oltre 5 mila persone controllate e di emettere 38 ordini di allontanamento. Sono state così allontanate da quelle zone persone che ne compromettevano l’utilizzo da parte di altri cittadini».
Il provvedimento delle “zone rosse”, così come l’ordinanza sindacale, era stato adottato dal 20 gennaio al 31 marzo e aveva coinvolto la zona che da via Donadoni si spinge fino a piazza Goldoni, quella tra piazza della Libertà e piazza Oberdan, e per poche settimane anche l’area tra piazza Verdi e il molo Audace, poi sollevata dalla misura.
Dalla valutazione del Comitato, la situazione nelle zone che erano state attenzionate, quindi, è migliorata, e «adesso, con strumenti ordinari di controllo di pubblica sicurezza, ancora più rafforzati in vista del periodo pasquale – aggiunge Signoriello –– cercheremo di monitorare l’andamento dei fenomeni in quelle aree. Qualora in futuro dovesse esserci l’esigenza, valuteremo se riattivare lo strumento in alcune zone, anche diverse da quelle individuate in precedenza: l’attenzione – assicura – continuerà a restare massima».
Dunque, gli strumenti ormai sono rodati, e se in un’area dovessero riproporsi risse, rapine, situazioni che richiedono di frequente l’intervento delle forze dell’ordine, il Comitato rivaluterebbe l’adozione del provvedimento. «Non c’è la volontà di nessuno di creare forme di militarizzazione delle città, che davvero non ne ha bisogno», dichiara il prefetto.
I dati
Che, a supporto di questa considerazione, illustra i dati emersi dal confronto tra i crimini commessi e denunciati a Trieste lo scorso anno e quelli del 2013. «A fronte di una narrazione che vorrebbe una condizione oggi molto degradata della pubblica sicurezza in città – indica – il totale dei delitti è diminuito nel tempo, tanto da passare dai 11.547 del 2013 ai 8.881 del 2024». Nel dettaglio, si sono ridotti i furti: 2.762 quelli denunciati nel 2024, quando nel 2013 erano stati 4.823. «Tra questi – precisa il prefetto – i furti in abitazione sono passati dai 625 del 2013 ai 515 del 2024. I furti negli esercizi commerciali erano 566 nel 2013 e sono stati 259 nel 2024. Forti riduzioni si sono registrare anche nei furti di moto e ciclomotori, furti nelle auto in sosta e borseggi». Restando sui borseggi, quindi i furti con destrezza, nel 2013 a Trieste erano state registrate 1.068 denunce, nel 2024 invece 214. Il dato sugli scippi, ovvero i furti con strappo, invece è invariato: 14 in entrambe gli anni presi in esame.
Va considerato però un aspetto: oggi una persona che subisce un furto condivide la brutta esperienza sui social. Del fatto quindi non vengono a conoscenza, come di norma prima, solo parenti, vicini di casa e amici, ma l’intera comunità. E questo amplifica il senso di insicurezza dei cittadini, che un tempo non venivano in contatto giorno per giorno con i diversi reati commessi in città.
Come cambiano i reati
L’analisi dei dati però fa anche emergere che a Trieste è cambiata negli anni la tipologia di reati, con degli incrementi, soprattutto per quelli da strada; quindi le lesioni dolose (425 nel 2024 contro 330 del 2013) e le estorsioni, che sebbene non rilevanti dal punto di vista economico sono passate dalle 27 del 2013 alle 56 del 2024. Le rapine su pubblica via sono state 135 nel 2024 contro le 28 del 2013.
«Risse e impiego di armi da taglio anche ad opera di giovani o giovanissimi costituiscono certamente un fattore di novità da considerare sul piano strategico», osserva il prefetto. Reati, questi ultimi, ai quali Trieste non era certamente abituata, quantomeno non con la frequenza e la violenza degli ultimi anni. Un fenomeno che certamente incide sulla percezione di insicurezza dei triestini, e che «ha portato alla previsione di mirate forme di prevenzione e contrasto – sottolinea Signoriello – che si sono espresse attraverso incisive modalità di controllo coordinato del territorio ad opera di tutte le forze di polizia e con il concorso poderoso della Polizia locale». A questo si sono aggiunte forme di controllo straordinario, con 24 interventi anche ad alto impatto.
«Ci tengo a sottolineare – aggiunge il prefetto – che a Trieste il senso civico è altissimo, la tendenza è a denunciare tutto, un ottimo segno che evidenzia il senso civico altissimo e la fiducia nelle forze di polizia». Il prefetto infine constata come «la situazione a Trieste non è assolutamente degradata e ingovernabile, e comunque qui qualunque fatto sfugga al profilo della prevenzione vede la risposta immediata delle forze di polizia».
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