Zone franche urbane in Fvg. Il Pd apre

Mozione di Forza Italia alla Camera, appoggiata da Carroccio e M5S, sugli sgravi fiscali a Trieste, Gorizia, Cividale e Tarvisio
Sandra Savino
Sandra Savino

TRIESTE. Si tratta solo di mozioni dell’opposizione al momento. Ma l’impegno del Pd ad aggiungerne pure una sua rafforza il fronte politico deciso a impegnare il governo per consentire le zone franche urbane in Friuli Venezia Giulia. Da Trieste a Tarvisio, da Gorizia a Cividale. Con l’obiettivo di contrastare la concorrenza di Slovenia e Austria. Alla Camera i parlamentari di Forza Italia, Movimento 5 Stelle e Lega Nord hanno unito le forze.

Il primo a muoversi è stato il grillino Aris Prodani che già più di un anno fa avevo scritto un intervento sulla legge 84/1994 che regola la portualità italiana, ma che per vent’anni non ha avuto un seguito nella previsione di un decreto ministeriale che avrebbe dovuto definire l’organizzazione amministrativa per la gestione dei punti franchi compresi nella zona del porto franco di Trieste. Con questa premessa, Prodani ha abbinato la sua mozione a quella della forzista Sandra Savino (nel corso dei lavori Massimiliano Fedriga ha portato anche la mozione leghista) un testo che coinvolge altre aree dei confini regionali. La proposta azzurra è di istituire nei comuni di Trieste, Cividale, Gorizia e Tarvisio, in forma sperimentale per un periodo dai tre ai cinque anni, una disciplina normativa analoga a quella prevista per le zone franche urbane, «usufruendo di una fiscalità di vantaggio che consenta di competere con gli stati confinanti e rilanciare l’economia». Come modello di riferimento normativo Savino cita il comma 340 dell’articolo 1 della Finanziaria 2007, dove si è costituito per il 2008 e 2009 un fondo di 100 milioni per il cofinanziamento di programmi regionali «per favorire lo sviluppo economico e sociale, anche tramite interventi di recupero urbano, di aree e quartieri degradati nelle città del Mezzogiorno, identificati quali zone franche urbane, con particolare riguardo al centro storico di Napoli».

Tra le istanze Fvg anche la previsione dello status di zona franca nei territori dei distretti industriali, misure di agevolazione fiscale a favore del settore marittimo «al fine di favorire lo sviluppo turistico e l'attività portuale di Trieste», la riduzione delle tariffe dei carburanti e dei generi di monopolio e la detassazione del salario di produttività. «Non siamo una regione che chiede la carità – ha spiegato ai colleghi d’aula l’esponente forzista –, ma che pretende solo di poter contrastare la concorrenza dei paesi limitrofi, perché quella con Slovenia e Austria sul piano fiscale, del costo del lavoro e della burocrazia è, allo stato delle cose, una battaglia persa in partenza. Per questo si rende necessario da parte dello Stato un intervento straordinario». Tra gli elemento a supporto ci sono i numeri sulle imprese regionali che hanno scelto di delocalizzare, specialmente in Austria: nel 2013 si è registrato un incremento del 53% di società italiane in quel paese. E ancora si rileva che il costo del lavoro in Slovenia può rappresentare un’attrattiva per le aziende Fvg. Da non dimenticare infine, aggiunge Savino, «il fenomeno del pendolarismo del pieno che ha eroso al fisco italiano, fra accise e Iva, qualcosa come 488 milioni di euro in cinque anni: tutti soldi portati alle casse della Slovenia dagli italiani che varcano il confine per fare benzina approfittando di prezzi sensibilmente più convenienti».

Il voto dell’aula è atteso la prossima settimana. Ma, a dare maggiore forza all’iniziativa delle opposizioni, c’è l’apertura da parte del Pd, confermata in aula dalle parole della deputata democratica Cinzia Fontana che ha anticipato una convergente mozione del partito di maggioranza. «È già importante che sia approdato in Parlamento il tema della portualità triestina», dice Prodani. Da Ettore Rosato arriva un’ulteriore spinta: «Quella delle zone franche è una partita che abbiamo condiviso e portiamo avanti assieme».

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