«Zona industriale, pronti investitori con 80 milioni»

L’Ezit conferma: cinque proposte, anche da gruppi sloveni, e centinaia di posti di lavoro. Padovan: «Ma bisogna modificare il Piano regolatore»
Di Silvio Maranzana
Lasorte Trieste 24/05/14 - Via Flavia
Lasorte Trieste 24/05/14 - Via Flavia

Il commercio in centro arranca e la bandiera bianca alzata da Godina è solo l’ultimo e il più clamoroso degli esempi? «In periferia potrebbe invece prosperare ma è strozzato proprio a causa del protezionismo che la politica adotta nei confronti dei dettaglianti del cuore della città. Soltanto nell’area compresa tra via Flavia e via Pietraferrata si stanno buttando via 80 milioni di investimenti e 250 posti di lavoro». L’accusa viene da Fabio Padovan, titolare della concessionaria Peugeot, che occupa una delle aree su cui hanno messo gli occhi i nuovi investitori, ma trova perfettamente concorde l’Ezit con il suo presidente Dario Bruni e il direttore Paolo De Alti. È la prosecuzione della battaglia apertasi con i cosiddetti monomarca alla fine approvati dal Consiglio, ma stavolta Ezit e potenziali investitori non trovano ostacoli essenzialmente in Confcommercio e Forza Italia com’era accaduto all’inizio dell’anno, ma anche nella stessa giunta comunale di centrosinistra, a causa del nuovo Piano regolatore recentemente adottato.

«La destinazione d’uso della zona in questione è rimasta sostanzialmente la stessa - spiega Padovan - ammette solo il commerciale a basso impatto escludendo alimentari, casalinghi, abbigliamento vanificando tutte le nuove richieste di insediamento, mentre qui potremmo avere non solo supermercati, ma anche centri di distribuzione alimentare, negozi di complementi d’arredo, centri servizi e wellness, laboratori medici, palestre, piscine, oltre alle botteghe artigianali e alle forniture di materiali per l’edilizia. Ci sono gli imprenditori e i soldi, ma vengono messi in fuga. Credo che il Piano regolatore si possa cambiare, oppure si possa fare un nuovo regolamento, non vi sono leggi nazionali o europee che lo impediscono». Anzi, secondo De Alti, la direttiva europea Bolkenstein liberalizzerebbe ogni forma di commercio.

L’Ezit conferma che per l’area compresa tra via Flavia e via Pietraferrata, al di fuori del Sito inquinato di interesse nazionale, sono state presentate cinque proposte di potenziali investimenti commerciali non ancora completamente dettagliati, ma che comunque confliggono tutti sia con la normativa urbanistica comunale-regionale tuttora in vigore che con il nuovo Piano regolatore adottato dal Comune. La prima arriva da investitori sloveni interessati all’area di 20mila metri quadrati dell’ex Cotonificio Olcese, tra le vie Follatoio e Flavia di proprietà dell’Ezit. Per realizzare un centro di commercio al dettaglio di generi non alimentari ad alto impatto previsti un investimento di 15 milioni con 100-150 assunzioni. Sull’area della concessionaria Padovan, 8mila metri quadrati, hanno messo gli occhi investitori tedeschi per un centro di commercio al dettaglio di alimentari con 14milioni di investimento e 80 assunzioni. Altre attività nel settore commerciale sono state ipotizzate da altri investitori sloveni nell’area di 9mila metri quadrati della Dino Conti in strada della Rosandra: 8 milioni di investimenti e 50-70 neoassunti. La società del Gruppo Conad, Commercianti indipendenti di Forlì, intende invece realizzare su 6mila metri quadrati in via Carletti un supermercato rionale con 30 nuovi assunti. A questi interessi, si aggiunge quello della Porta Rossa spa che intende realizzare una struttura per la grande distribuzione, esclusi gli alimentari, su 2.500 metri quadrati, progetto questo incluso tra i cosiddetti monomarca.

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