Zona economica esclusiva in Adriatico. Conte convoca un summit a tre a Venezia

Croazia, Italia e Slovenia difenderanno importanti interessi di pesca, ambiente e gestione del diritto della nvigazione 
Il golfo di Pirano conteso tra Slovenia e Croazia in un’immagine aerea
Il golfo di Pirano conteso tra Slovenia e Croazia in un’immagine aerea

LUBIANA Il sasso nello stagno, anzi, nell’Adriatico lo hanno lanciato Italia e Croazia durante l’incontro del ministro degli Esteri Luigi Di Maio con il suo omologo croato Gordan Grlić-Radman nel corso della recente visita del titolare della Farnesina a Zagabria. Alla conferenza stampa i due ministri ne hanno parlato della volontà di creare una zona economica esclusiva in Adriatico come fosse qualcosa di ordinaria amministrazione. Invece la questione ha immediatamente fatto scattare l’allarme a Lubiana con il ministro degli Esteri Anže Logar che, a Roma per donare l’albero di Natale di piazza San Pietro a Papa Francesco, ha approfittato per avere un contatto (via web) con Di Maio ponendo la necessità che sulla zona economica esclusiva ci fosse un confronto a tre tra Slovenia, Italia e Croazia. La situazione è diventata immediatamente di primaria importanza tanto che già sabato prossimo i tre ministri degli Esteri si incontreranno a Venezia.

La zona economica esclusiva talvolta citata con l'acronimo Zee è un'area del mare, adiacente le acque territoriali, in cui uno Stato costiero ha diritti sovrani per la gestione delle risorse naturali, giurisdizione in materia di installazione e uso di strutture artificiali o fisse, ricerca scientifica, protezione e conservazione dell'ambiente marino. La dichiarazione di una zona economica esclusiva è resa possibile dalla Convenzione internazionale sul diritto del mare. Dà allo Stato costiero la possibilità di dichiarare tale zona fino a 200 miglia nautiche dalla costa, e in essa ha diritti esclusivi per quanto riguarda lo sfruttamento delle risorse marine, nonché l'energia del mare e del vento.

Dunque, di fronte a una simile possibilità che Italia e Croazia volevano rendere operativa la Slovenia ha capito il rischio di rimanere intrappolata, con i suoi soli 46 chilometri di costa, in una sorta di cul-de-sac che certo non avrebbe giovato al Porto di Capodistria in quanto automaticamente in ballo c’è anche l’accesso alle acque internazionali. E poi c’è la questione ancora non risolta dei confini marittimi con la Croazia nel golfo di Pirano. A scanso di brutte sorprese il ministero degli Esteri della Slovenia ha voluto assolutamente partecipare a questo momento anche come partner interessato visto il valore strategico, ma anche economico di questa parte dell’Adriatico che bagna tre Stati diversi nel raggio di poche miglia.

Dopo che il ministro Logar aveva parlato con Di Maio, il presidente del Consiglio Giuseppe Conte ha chiamato, «nel nome dei rapporti di buon vicinato» il collega sloveno Janez Janša come quest’ultimo ha confermato in un tweet. Conte, come ha reso noto Janša, gli ha spiegato le intenzioni dell’Italia nel proclamare la zona economica esclusiva in Adriatico ed entrambi avrebbero ravvisato la necessità di particolari politiche ambientali di Croazia, Slovenia e Italia nell’Alto Adriatico proprio a tutela delle risorse marine. Janša che, successivamente, ha ricevuto anche la telefonata del premier croato Andrej Plenković, sullo stesso tema. Plenković che, sempre per telefono, ha contattato anche il presidente del Consiglio Conte. Il confronto dunque sembra essere molto serrato e, quando si parla di Alto Adriatico non certo semplice. Oltre 70 anni fa De Gasperi a Trieste disse: «Abbiamo fatto la pace tra i pesci, ora facciamola tra gli uomini». —

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