Zingaretti sprona i dem triestini all’azione: «Non lasciare campo libero a chi governa»
«C’è chi dice che la fase nuova si apre superando il Pd, ma gettare la spugna darebbe il campo libero a chi oggi governa». Da Trieste, Nicola Zingaretti invita i dem a ritrovare l’orgoglio perduto dopo anni di sconfitte elettorali e spiega ai suoi che il congresso deve essere un segnale di discontinuità e «un messaggio di speranza».
Il presidente del Lazio e candidato alle primarie evidenzia che «non sarà il risultato deludente del governo di Lega e M5s a far tornare da noi gli italiani, ma il cambiamento di ciò che siamo: serve costruire un nuovo progetto politico e lanciare il messaggio che abbiamo capito». Ecco allora che «il congresso non deve essere una conta, ma l’occasione per dire che stiamo cambiando».
L’incontro è organizzato dal consigliere regionale Francesco Russo, primo esponente regionale del Pd a schierarsi apertamente nella corsa alle primarie. In attesa degli eventi, il resto del partito si tiene per ora in attesa, fra chi aspetta segnali dall’area renziana e chi al contrario li attende dalla sinistra. In prima fila siedono comunque il segretario regionale Salvatore Spitaleri e la segretaria provinciale Laura Famulari, assieme al consigliere regionale Roberto Cosolini e agli ex assessori Gianni Torrenti e Cristiano Shaurli, con quest’ultimo candidato alle primarie regionali del 2 dicembre. Presenti in sala anche l’ex segretario del Pd triestino, Giancarlo Ressani, oltre a Giorgio Rossetti, Tarcisio Barbo e Nerio Nesladek.
L’appuntamento permette a Zingaretti di dire che «davanti all’aspetto eversivo di questa classe politica dobbiamo chiederci perché gli elettori non ci hanno scelto». E la risposta sta nell’«aumento delle diseguaglianze sociali, che la politica non ha risolto, lasciando così spazio all’antipolitica»
Da qui l’invito a «presentare una nuova classe politica», lavorando a «una nuova piattaforma economica e sociale che ci veda come i migliori a garantire la crescita e i più testardi a redistribuirla». Gli echi renziani sono lontani e non a caso, il governatore del Lazio annuncia che non sarà presente alla Leopolda: «Ma non per antipatia, la seguirò con grandissima attenzione».
In vista delle elezioni europee, Zingaretti allarga il ragionamento al di fuori dei confini nazionali: «L’Europa bisogna cambiarla, rifondarla, e non picconarla. Chi vuole distruggerla nel nome del sovranismo è il primo che mette in discussione la sovranità dei cittadini italiani e fa un favore all’America di Trump, alla Russia di Putin, alla Cina e ai Pesi arabi».
Ad aprire l’evento è Russo, secondo cui «per il Pd un’altra storia è possibile, perché una parte del Paese scommette che l’Italia sia diversa da quella che abbiamo sotto gli occhi. La figura di amministratore di Nicola racconta bene quello che chiede il nostro popolo: dobbiamo tornare coi piedi piantati sul territorio, facendo leva su chi sa ricucire e non su chi si presenta come leader solitario».
Russo vede «un Paese incattivito e ripiegato su sé stesso, ma c’è una parte che vuole guardare al futuro con speranza: noi siamo per l’Italia di Lodi, per i leader delle comunità religiose triestine che hanno detto no alla manifestazione di Casa Pound, per i ragazzi del Petrarca che hanno organizzato la mostra sulle leggi razziali. È questa l’Italia che aspetta la risposta, che ci ha tirato le orecchie ma che è pronta a scendere nelle piazze per creare un percorso nuovo». —
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