Zigaina: ho preso i pennelli dopo una caduta da piccolo
CERVIGNANO. «Fu quando persi il mio braccio destro a capire di dover diventare un pittore». A Cervignano era il 2 luglio un pomeriggio di tanti anni fa: Giuseppe Zigaina stava andando all’asilo, lo accompagnava come sempre il fratello. I due stavano camminando su una strada sterrata, vicino a dove adesso c’è il campo sportivo. «Volevo dimostrare a mio fratello, più grande di me di due anni, che anch’io sapevo fare qualcosa – esordisce Zigaina -. Ma ho fatto una caduta tremenda su quella stradina. L’incidente mi procurò la perdita del braccio destro. E fu in quel momento che si impostò tutta la mia vita di artista».
Fu dunque quell’incidente a farle espolodere il desiderio di dipingere? «In quel momento ho scoperto un’altra vita - racconta -. Quando mi hanno portato a Monfalcone in ospedale, la prima cosa che ho visto è stato un uomo di colore che teneva in mano uno scagnetto per reggersi in piedi. Gli mancava una gamba. Mi ha fatto un sorrisetto, come per dirmi “Anche tu sei qui con me”. Da lì ho cominciato a leggere la realtà in un altro modo».
Da quel momento ai suoi occhi tutto appare doppio, ambiguo, diverso. Con un aspetto nuovo, che meritava di essere dipinto. Giuseppe Zigaina ci riceve nel suo studiolo di via Abati a Cervignano in una mattinata ormai primaverile. Vestito casual, passo lento, occhi vivi e tono pacato: quella che svela una settimana prima del suo 88° onomastico è in sostanza una Cervignano che l’ha visto nascere, il 2 aprile del 1924, e poi come artista.
Reduce da una brutta influenza, si è ripreso comunque in tempo per l’omaggio che Cervignano gli ha voluto dare per il giorno del suo 88° onomastico, celebrato ieri nella Casa della Musica davanti a una folla di appassionati.
L’Università della Terza età l’ha voluto come ospite d’onore per la festa di San Giuseppe, affidando all’esperta Isabella Reale, direttrice dei Musei civici di Pordenone, il compito di ripercorrere la sua opera.
Quello di Zigaina è un flusso di pensieri continuo per tutto il tempo in cui rimaniamo chiusi nello studiolo. «Sono nato in una casetta a dieci metri dal vecchio tratto di ferrovia (all’incrocio tra le vie Marcuzzi e Gorizia, ndr) – continua -. Lì c’era una sosta di 20 minuti del vagone passeggeri che arrivava da Mosca e poi proseguiva per Parigi. Mia madre era sarta, mio padre falegname: lavorava nell’azienda dove adesso c’è il campo sportivo». Seduto alla scrivania non può non citare l’incontro con il suo grande amico Pierpaolo Pasolini: il tavolo è colmo di libri del poeta. Poi il pittore svela la leggenda delle sue opere esposte al duomo di Cervignano. Partendo dal suo amore per il padre. Lo stesso sentimento che, da uomo laico, gli ha fatto sostituire nelle tele il volto di Gesù a quello di suo padre. Tre di queste sono tutt’ora esposte in una sala apposita del duomo.
Ma è vero che Zigaina si rifiutò di realizzare una via Crucis per il duomo di Cervignano perché non aveva avuto l’esclusiva? L’artista ammette: «Sì, per la via Crucis avevano già preso dei contatti con altri artisti. Così preparai le crocifissioni con il volto di mio padre. Ho anche una foto del Papa che a Roma mi insegue chiedendomi “Questo è suo padre?”».
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