Zero giorni di lavoro ma 16 mila euro di paga
TRIESTE. Porte girevoli in Consiglio regionale. L’ultimo atto della legislatura si è consumato ieri, con l’ingresso di tre nuovi eletti al posto del neosenatore Luca Ciriani e dei neodeputati Renzo Tondo e Roberto Novelli. Tre new entry che, a fronte di un mini mandato, incasseranno un signor “gruzzolo”: circa 16 mila euro lordi per un incarico di poco più di un mese che, tuttavia, non richiederà nemmeno un giorno effettivo di lavoro.
Gli spostamenti, come noto, avvengono tutti in casa centrodestra, che registra l’arruolamento di Luigi Cacitti, Markus Maurmair e Micaela Sette.
E non mancano polemiche, a cominciare dall’ex Pdl e oggi autonomista Maurmair che prende posto nel Misto e critica i colleghi subentranti per la decisione di intascare l’indennità senza, appunto, lavorare un solo giorno. Altro pepe lo sparge Cacitti, ex coordinatore forzista nell’Alto Friuli, dimessosi in polemica con l’iniziale designazione di Renzo Tondo e non accomodatosi tra i banchi dei berlusconiani per stimolare gli azzurri a una prova d’orgoglio dopo il valzer candidature.
I lavori sono durati soltanto pochi minuti, aperti dalla presa d’atto delle dimissioni degli eletti in Parlamento e dall’unanime accettazione della surroga con i primi degli esclusi alle regionali del 2013. Sono quindi entrati in aula e hanno prestato giuramento Cacitti al posto di Tondo, Sette al posto di Novelli e Maurmair al posto di Ciriani.
A seduta conclusa, Maurmair ha chiarito di aver «accettato la surroga per evitare lo spreco di soldi pubblici». Il sindaco di Valvasone Arzene non si è dimesso dal ruolo di primo cittadino: è pertanto incompatibile e destinato alla decadenza. Ma gli atti burocratici di rito dureranno almeno un paio di settimane e Maurmair avrà poi una decina di giorni per comunicare la preannunciata decisione di non dimettersi da sindaco. «La Regione risparmierà sulla mia indennità – ha spiegato – che non intendo accettare, tanto che non ho nemmeno comunicato le mie coordinate bancarie. La mia è una protesta per dimostrare l’inutilità di queste surroghe a un mese dal voto». Il riferimento è anche alla polemica con Fabiano Filippin, pronto a entrare dopo l’avvenuta decadenza di Maurmair e il successivo riscontro dell’incompatibilità di altri tre candidati del Pdl classificatisi dopo di lui (Paolo Santin, Franco Dal Mas e Angioletto Tubaro): Filippin ha già reso noto di voler intascare lo stipendio, provocando roventi polemiche con l’autonomista.
Il secondo caso è quello di Cacitti, entrato da indipendente nel gruppo degli ex Ncd ed ex Ap. L’interessato ha assicurato di non averlo fatto per tenere operativo il gruppo consiliare, che ha bisogno di un minimo di tre eletti per essere costituito: «Intendo dare un segnale a Fi, che necessita di un cambio di rotta dopo i risultati elettorali, la mancata candidatura di Riccardi e il silenzio dei nostri amministratori locali sulla sua esclusione. Ecco allora che ho fatto aggiungere al nome del gruppo la dicitura Forza Fvg». Cacitti non ha dubbi sull’indennità: «La prenderò, perché mi sono sempre occupato dei problemi della Regione».
L’azzurro non correrà alle prossime regionali e lo stesso farà la consigliera Sette, accomodatasi tra i banchi di Forza Italia. L’ex sindaco di Latisana non ci riproverà «perché ho tre figli e il mio lavoro di commercialista. In questo mese cercherò però di fare qualcosa per le donne mamme, anche se il tempo è quello che è. L’indennità? Pura demagogia».
Demagogia probabilmente, ma fino a maggio le tre indennità costerebbero alle casse pubbliche circa 50 mila euro, senza che i nuovi consiglieri possano dare il proprio apporto in aula e nel lavoro delle commissioni a legislatura ormai finita.
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