“Zastava Armi” rischia di essere seppellita sotto debiti miliardari

Denuncia dei sindacati. Scricchiolano 2.500 posti di lavoro La fabbrica ha 165 anni e costruì tutti i fucili da caccia di Tito

BELGRADO Un’industria che non andrà mai in crisi, con buona pace di Papa Francesco e dei suoi appelli, è quella delle armi. Eppure ci può essere qualche eccezione. Una di queste si chiama Zastava ed è il settore della storica fabbrica Jugoslava che ora, in Serbia, si occupa proprio della produzione e, soprattutto, dell’esportazione di armi. Un marchio storico che ha prodotto tutti i fucili che venivano usati da Tito, appassionato cacciatore, durante le sue battute, ma anche l’M70 il miglior “clone” del russo Kalashnikov al mondo.



I sindacati indipendenti dello stabilimento in un comunicato ripreso dal quotidiano serbo Politika affermano che «la Zastava armi sta cercando di sollevare la questione della responsabilità per l'enorme indebitamento della fabbrica negli ultimi anni che negli ultimi tre anni ha perso 3,8 miliardi di dinari, oltre 30 milioni di euro. La la perdita record è quella dello scorso anno pari a quasi 1,7 miliardi di dinari». Tutto ciò è accaduto, secondo i sindacati, da quando il ministero della Difesa ha delegato Ivica Marjanović, Amir Osmanagić e Dragan Stanković al Consiglio di sorveglianza Zastava armi. L'assemblea della società ha accettato le dichiarazioni di perdita senza porre domande di responsabilità, sebbene si sia giunti a una perdita totale superiore al capitale della società stessa. Le passività totali della fabbrica si avvicinano così a 17 miliardi di dinari.

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Il sistema di fabbrica è devastato da continui cambiamenti nel personale direttivo, che crea un'atmosfera caotica a causa dell'interferenza quotidiana nella responsabilità di gestione della fabbrica da parte del Consiglio di vigilanza, spiegano i sindacati, sindacato, aggiungendo che tale gestione comporta una riduzione dell'occupazione, un aumento dei prestiti, dei debiti con i fornitori e una perdita di fiducia dei partner commerciali. Lo stabilimento ha poco più di 2.500 dipendenti ed esiste da oltre 165 anni. Indispensabile, per gli operai, un incontro con il ministro della Difesa Dragan Vulin e il premier Ana Brnabić prima che i boiardi di Stato riescano a far fallire anche un’industria cui non manca mai la domanda. —


 

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