Zagabria punta a vendere i passaporti agli stranieri
I precedenti sono ormai tanti, pure nell’Ue. E il fatto che se ne parli fa capire che l’idea, balzana o meno che sia, viene presa seriamente in considerazione. Anche in Croazia. Croazia dove si sta discutendo sull’ipotesi di concedere la cittadinanza a tycoon e investitori stranieri interessati a sbarcare nel Paese e a iniettarvi preziosi fondi. Insomma, migliaia di kune o euro, quanti ancora non si sa, in cambio del passaporto con la “sahovnica”. La conferma che qualcosa si muove è arrivata per bocca del primo ministro, Zoran Milanovic, interrogato dalla stampa locale sull’imminente riforma fiscale. Riforma che dovrebbe sottrarre al giogo delle tasse chi guadagna meno di 350 euro al mese e abbassare l’imposizione a chi non supera i 1.760, fornendo un po’ d’ossigeno alla classe media per invogliarla ai consumi.
Ma c’è sempre un ma. Secondo alcune stime, il buco derivante dalle mancate entrate fiscali si aggirerà intorno ai 300 milioni di euro l’anno. Come colmarlo? Non è escluso che una piccola parte delle risorse necessarie, utilizzabili pure in chiave anti- deficit, arrivi dalla concessione della cittadinanza a facoltosi extracomunitari. E se diventassero croati portandosi dietro il fardello di un dubbio passato, dopo essersi illegalmente arricchiti a casa loro? Esistono «capitali di origine criminale», ha risposto il premier socialdemocratico, che saranno sempre contrastati inflessibilmente da Zagabria. Ma indagare troppo sul patrimonio dei fortunati potrebbe essere problematico. E lo fanno forse nella City di Londra, ha chiesto ad alta voce Milanovic, coi tanti parvenu russi diventati sudditi di sua maestà britannica? Il premier croato ha poi precisato che chiunque «voglia venire qui a investire contribuendo alla ricchezza e alla prosperità della comunità» è benvenuto.
A loro, «a certe condizioni», potrà essere «concessa la cittadinanza». Una «decisione definitiva» sul tema tuttavia «non è stata ancora presa», ha precisato poi il leader croato, aggiungendo di essere comunque «interessato a sapere cosa ne pensano» i suoi connazionali. Molti analisti croati hanno già replicato, suggerendo all’esecutivo di focalizzarsi sulla «stabilizzazione del sistema legale e fiscale», sulla riforma della pachidermica macchina dello Stato e sulla riduzione delle tasse piuttosto che sulla “vendita” del passaporto per attrarre gli investitori. Vendita – il giro d’affari annuale mondiale per l’acquisto di una seconda cittadinanza da parte di milionari cinesi, arabi e russi è stimato in 1,5 miliardi di euro - che è «una pratica controversa» soprattutto per le «opportunità che offre al riciclaggio di denaro sporco». Ma è sempre più «diffusa in alcuni Stati membri» dell’Ue, segnala lo European Parliamentary Research Service. Esempi non mancano. Per diventare ciprioti bisogna investire 2,5 milioni di euro. Malta ha introdotto nel 2013 la possibilità di far diventare tutti maltesi in cambio dell’esborso di un milione di euro. Incasso? Trenta milioni.
L’Ungheria dal 2012 ha collegato invece l’emissione di un permesso di residenza illimitato all’acquisto di titoli di Stato per 250mila euro. Finora, secondo le stime del “Napi Gazdasag”, più di 400 nababbi hanno colto l’occasione, facendo incamerare allo Stato più di cento milioni. Sulla lista, anche il Montenegro, fra i primi a introdurre la «cittadinanza economica», che però ha dovuto fare marcia indietro a gennaio, obbedendo ai diktat dell’Ue. E pure la Macedonia (500mila dollari di investimenti e assunzione di dieci dipendenti) e la Bulgaria, con tariffe simili. Infine, il Regno Unito col programma “Tier 1”, Spagna e Portogallo con i loro “visti d’oro” anticamera della cittadinanza, emessi dopo investimenti da 500mila euro nel settore immobiliare. Ricette anticrisi, irrobustite dai soldi di ricchi extracomunitari, che Zagabria potrebbe copiare. Il tutto mentre sui confini dell’Ue si erigono muri per tenerne fuori migranti poveri e indesiderati, in fuga dai conflitti.
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