Zagabria mette a rischio le scuole italiane

Numero minimo di 7 alunni per classe esteso anche alle minoranze. Radin: «Via il decreto, altrimenti usciamo dal governo»
Una classe della scuola media di Buie
Una classe della scuola media di Buie

POLA. Nonostante l’ingresso nell’Unione europea, la Croazia è ancora distante dai parametri di trattamento della Comunità italiana e anche delle altre minoranze nazionali. Rimane ancorata ai Balcani, non ottemperando alle direttive di Bruxelles sulla tutela e il rilancio culturale e linguistico presente nei 28 Stati membri. È il caso dell’istruzione dove Zagabria torna a colpire la scuola italiana, considerata la garanzia per la sopravvivenza della Comunità.

Cos’è successo? Il ministero della Pubblica istruzione intende applicare, anche nelle scuole medie superiori minoritarie, il decreto sul numero minimo di 7 alunni per aprire una classe. Questo significherebbe la chiusura di numerose classi e l’indebolimento delle quattro scuole di questo tipo presenti sul territorio istroquarnerino (Pola, Rovigno, Buie e Fiume).Il deputato degli italiani al Sabor, Furio Radin, ha reagito immediatamente al decreto convocando a Zagabria una conferenza stampa straordinaria: «Se il ministero non fa marcia indietro - tuona - revocherò il mio appoggio al governo di centrosinistra del premier Zoran Milanovic». Dalla parte di Radin si sono subito schierati i deputati delle minoranze serba, ungherese, bosgnacca, ceca e rom che temono l’«assimilazione». I tagli per legge, ad esempio, farebbero chiudere l’unica scuola ungherese.

«Zagabria sta violando la legge costituzionale sui diritti delle minoranze nazionali - sostiene il deputato italiano - e in particolare la delibera della Corte costituzionale del 1999, secondo cui un tale criterio limiterebbe il diritto delle minoranze alla scuola nella madre lingua e i diritti acquisiti che la Croazia si è impegnata a rispettare». L’ormai ex ministro all’Istruzione Zeljko Jovanovic, in occasione della sua recente visita alla scuola media superiore italiana Dante Alighieri di Pola, «aveva promesso che il decreto sarebbe stato ritirato - ricorda Radin - ma subito dopo il premier Milanovic, invece di ritirarlo ha scaricato il ministro, nominando al suo posto Vedran Mornar, che ha subito mostrato i muscoli alle minoranze».

Norma Zani, a capo del settore scuola dell’Unione italiana, afferma che «la popolazione scolastica italiana verrebbe decimata», esprimendo poi il timore che il modello possa venir introdotto anche nell’istruzione elementare. In tal caso verrebbero chiuse le sezioni periferiche di Momiano, Sissano, Valle, Verteneglio e Bassania. Ma non solo, rischierebbe la sparizione anche la scuola di Cittanova che attende il nuovo edificio. Secondo gli intellettuali della Comunità italiana questo sarebbe il «grazie» di Zagabria all’Italia per i notevoli investimenti nella costruzione o ricostruzione delle scuole italiane in Istria e a Fiume, facendo cosi risparmiare un sacco di soldi al governo croato che dovrebbe invece provvedere da solo. (p.r.)

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