Zagabria, la battaglia sul monumento

in ricordo dei morti dell’Olocausto Iscrizione contestata, anche il Congresso ebraico mondiale in campo: «Si ignora il ruolo avuto dal regime ustascia»



Il passato nei Balcani continua a dividere e a provocare tensioni. Soprattutto se la “miccia” è una delle pagine più dolorose della storia del ventesimo secolo, la Shoah. Lo conferma la “guerra” che sta divampando da settimane – e non accenna a spegnersi - su un futuro monumento. Il monumento dovrebbe sorgere nel cuore di Zagabria, vicino alla stazione, per volere delle autorità della capitale croata. Obiettivo, ricordare le vittime dell’Olocausto.

Il piano è creare una scultura che rappresenti un «muro di valigie», un riferimento simbolico alle povere cose che i deportati portarono con sé verso i campi di sterminio, ha informato l’agenzia Hina qualche settimana fa, quando è stata data luce verde all’opera disegnata da Dalibor Stosić e Kresimir Rogin, vincitori di una gara nel 2017. «Il monumento alle vittime dell’Olocausto è un segno per ricordare i sei milioni di ebrei uccisi» durante la Shoah, spiegano i documenti progettuali del Comune, riportati dalla Hina. L’Olocausto fu «una persecuzione pianificata e sistematica contro gli ebrei, attuata dal Terzo Reich e dai suoi alleati tra il 1933 e il 1945», dovrebbe recitare l’iscrizione sul futuro monumento, ha spiegato il portale Balkan Insight.

Tutto bene? Non proprio. A sollevare le prime critiche è stata la Comunità ebraica di Zagabria (Zoz), spiegando che «non c’è posto per un monumento ai sei milioni di ebrei a Zagabria, ce ne già uno a Berlino». Ma il problema è serio, è intervenuto ora lo European Jewish Congress (Ejc), che ha sottolineato altre questioni aperte relative alla presunta «riabilitazione» istituzionale degli ustascia in Croazia e alle tensioni e i boicottaggi contro il governo, in corso dal 2016. E ha raccolto le preoccupazioni degli ebrei croati su un monumento che «non menziona la complicità» del regime ustascia di Ante Pavelić «con il regime nazista», il vulnus.

A muoversi è stato anche l’influente World Jewish Congress (Wjc), che ha parlato di operazione che «apertamente ignora il ruolo attivo dello Stato indipendente di Croazia sotto il regime ustascia» nell’eliminazione degli ebrei. Sarebbe solo un nuovo tentativo, non circoscritto dunque alla capitale, da parte delle «autorità della Croazia» di «riscrivere la storia, assolvendo il regime ustascia» per il suo ruolo nella Shoah ma anche nella «brutale liquidazione di rom e serbi tra il 1941 e il 1945», ha dichiarato il presidente del Wjc, Ronald Lauder. Che ha chiesto all’Assemblea municipale di Zagabria – unendosi alle petizioni degli ebrei croati – di «cancellare i piani per il memoriale e di ripartire da zero, questa volta in piena coordinazione con la locale comunità ebraica». «Sono sicuro che si troverà una soluzione», ha auspicato anche l’ambasciatore israeliano a Zagabria, Ilan Mor. È la soluzione può essere solo quella di «indicare chiaramente» chi ha ucciso gli ebrei in Croazia, ha spiegato al Novi List il politologo Zarko Puhovski; mentre il presidente dello Zoz, Ognjen Kraus, si è augurato venga innalzato un monumento per tutte le vittime degli ustascia, non solo ebree.

Ma il sindaco di Zagabria Milan Bandić non pare voler fare marcia indietro. L’altro ieri ha confermato che il monumento si farà perché «lo dobbiamo a tutte le vittime dell’Olocausto», aggiungendo che l’iscrizione «dirà quello che deve dire». E ammonendo che «la Croazia deciderà sulla questione da sola e nessuno potrà dettare condizioni». —



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