Zagabria farà sopprimere 120 orsi all’anno

Mille esemplari in circolazione, aumentata la quota per i cacciatori. L’esperto: «La convivenza con l’uomo è possibile»
Di Andrea Marsanich

FIUME. Dagli anni Sessanta il numero di orsi in Croazia sta crescendo in modo quasi esponenziale. Sono circa mille, cifra considerata dalle autorità croate non più sostenibile. E così per la prima volta la quota di abbattimento annuale di 100 è stata elevata a 120 esemplari.

Uno dei massimi esperti in materia, lo studioso Djuro Huber, ha tenuto una conferenza a Delnice, capoluogo del Gorki kotar nell’entroterra del Quarnero, dedicata ai plantigradi. L’appuntamento non si è tenuto per caso a Delnice, essendo il Gorski kotar la regione montana che ospita poco più della metà degli orsi in Croazia (520 animali, tra adulti e cuccioli). Secondo Huber la Croazia è ai vertici della classifica europea legata alla presenza degli orsi, che conferma come la convivenza tra l’uomo e questa specie possa essere d’alto livello. «Ogni anno questi mille esemplari provocano circa 6mila euro di danni – ha fatto presente Huber – e si tratta dunque di soli 6 euro per ciascun animale. Non è un granché se paragonato alla Norvegia dove la situazione è quasi drammatica, in quanto ogni orso causa danni per 12mila euro. In Slovenia, con la quale condividiamo un certo numero di animali, ogni orso combina guai quantificabili attorno ai 250 euro all’anno».

Secondo lo studioso i croati possono essere orgogliosi di avere una così fiorente popolazione di orsi, che abbisogna naturalmente di tutela costante e rigorosa. Ha invitato quindi a non commettere errori nei riguardi degli orsi, derivanti soprattutto dalla brutta abitudine, degli amanti della natura, di lasciare cibo e rifiuti commestibili vari all’aperto. «Agendo in questo modo, gli orsi si avvicinano troppo all’uomo e ai centri abitati – ha spiegato – lasciando il loro ambiente naturale e dirigendosi anche verso aree dove non sono considerati animali autoctoni e dove rischiano pertanto di essere abbattuti dai cacciatori».

In questo senso Huber ha citato i casi del Quarnero e dell’Istria, specificatamente l’isola di Veglia e il Monte Maggiore. Su quest’altura i plantigradi sono rari, mentre nell’isola quarnerina ne hanno combinate di tutti i colori, facendo stragi soprattutto di pecore e agnelli. Gli incontri tra uomo e orso, quasi sempre molto traumatici per entrambi, sono per fortuna una rarità. «Gli attacchi all’uomo non sono numerosi, anzi quasi sempre avvengono perché l’animale - ha concluso - si sente minacciato o vede nell’uomo un pericolo per i suoi piccoli. Se andate in natura, specie in Gorski kotar, fischiate, cantate, parlate ad alta voce o ascoltate musica. Di regola, i plantigradi si rifugiano nel profondo del bosco quando percepiscono la presenza umana».

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