Zagabria elegge il Parlamento in un’atmosfera da tempesta perfetta

Un uomo passa in bici a Zagabria davanti a un maxi cartellone di pubblicità elettorale
Un uomo passa in bici a Zagabria davanti a un maxi cartellone di pubblicità elettorale

ZAGABRIA La campagna per le elezioni politiche in Croazia è finita. Domani si vota. Ma a differenza del 2011, quando l'Unione democratica croata al potere (Hdz), era alle prese con la corruzione e si prevedeva che i socialdemocratici (Sdp), avrebbero dovuto vincere, queste elezioni portano con sé molta più incertezza e potenziale pericolo a livello politico, sociale, economico e sui vari fronti istituzionali.

In effetti, il Paese sta affrontando una tempesta perfetta di crisi: la crisi Covid-19, quella economica e una crisi dei diritti umani. Tutte e tre ricadono sotto l'egida della "crisi istituzionale": un quartier generale della protezione civile guidato politicamente, responsabile della risposta della Croazia al coronavirus, un mercato corrotto così come la macchina dello Stato e il flagello delle "istituzioni intrappolate" saccheggiate della loro autonomia.

E poi c’è il terzo incomodo, quel partito ultranazionalista populista del fuoriuscito dall’Hdz, Miroslav Skoro che sull’onda di un buon risultato alle recenti presidenziali ha dato vita a un proprio soggetto politico che potrebbe diventare l’alleato vincente per l’Hdz per formare il prossimo nuovo esecutivo, anche se, a parole, qualcuno all’interno del partito non lo vuole, mentre il premier uscente Andrej Plenkovic si dimostra più possibilista purché il gruppo di Skoro si adegui agli ordini di “scuderia”. Non facile per un partito dove si annidano pericolose scorie molto inclini al fascismo.

Plenkovic che ha dimostrato nervosismo all’ultimo confronto televisivo con il rivale socialdemocratico e leader della coalizione di centrosinistra Restart, Davor Bernardic accusando la giornalista Maja Sever (presidente del sindacato dei giornalisti croati) di lavorare per il centrosinistra avendo “allenato” Bernardic per il confronto tv. Un brutto autogol per il premier in carica perché chi conosce Maja conosce anche la sua integrità professionale.

Gli ultimi sondaggi, comunque, indicano una situazione di totale incertezza sull'esito del voto, circostanza che apre varie ipotesi sulla direzione del futuro governo. Le elezioni si tengono nel pieno di una forte ripresa dell'epidemia di coronavirus, e sono forti i timori per una possibile alta astensione degli elettori per la paura di contagio. L’esempio della Serbia è sotto gli occhi di tutti, dopo le politiche di qualche settimana fa la pandemia è riesplosa con inatteso vigore.

Le due principali forze politiche, i conservatori del premier uscente Andrej Plenkovic, e la larga coalizione di centrosinistra, guidata dai socialdemocratici di Davor Bernardic, sono praticamente allineate, con il 29 per cento dei consensi ciascuno. Le proiezioni dei mandati parlamentari danno un lieve vantaggio al centrosinistra, che otterrebbe 56 deputati, contro i 53 dell'Unione democratica croata (Hdz) di Plenkovic (su di un totale di 151 seggi).

Sembra però che Plenkovic abbia un potenziale più forte nella ricerca di possibili partner di coalizione dopo il voto. Una grande coalizione fra le due forze principali, la cosiddetta Grossekoalition, è per ora esclusa, e a destra ci sono molti più partiti che a sinistra. Al terzo posto infatti, accreditato al 13 per cento, figura il raggruppamento di partiti sovranisti e nazionalisti. Il loro leader, il noto cantante Miroslav Škoro, in passato, come detto, deputato dell'Hdz, partito che ha lasciato perché ritenuto troppo moderato ed europeista, ha però già messo una precondizione praticamente impossibile: la rinuncia di Plenkovic alla carica di primo ministro. Ma si sa che alla fine il potere fa gola a tutti e il diktat su Plenkovic potrebbe anche cadere in cambio di qualche dicastero pesante nel prossimo esecutivo.

Ieri la Corte costituzionale ha anche sancito il diritto di chi è ammalato di coronavirus a esprimere il suo voto cosicché la macchina elettorale dovrà correre ai ripari all’ultimo minuto. Chi si presenterà al seggio e avrà una temperatura corporea superiore ai 37,2 gradi centigradi sarà respinto e potrà votare solo con certificato medico che attesta che non ha il Covid-19. Altrimenti si vedrà quale modalità sarà usata dopo la sentenza dell’Alta corte. Comunque avrà diritto di voto. —

M. MAN.

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