Zagabria, anche le coppie gay avranno bimbi in affidamento

Il tribunale di Zagabria ha emesso «una decisione storica» - per usare le parole della comunità Lgbt croata - sancendo che anche alle coppie omosessuali deve essere garantito il diritto all’affido famigliare (ovvero alla custodia temporanea di un minore) e questo in linea con i principi di non discriminazione e con i diritti umani garantiti in Croazia.
Due uomini si scambiano effusioni a una manifestazione per i diritti delle coppie omosessuali
Due uomini si scambiano effusioni a una manifestazione per i diritti delle coppie omosessuali

ZAGABRIA Anche le coppie dello stesso sesso possono ricevere dei bambini in affidamento. Il tribunale di Zagabria ha emesso questa settimana «una decisione storica» - per usare le parole della comunità Lgbt croata - sancendo che anche alle coppie omosessuali deve essere garantito il diritto all’affido famigliare (ovvero alla custodia temporanea di un minore) e questo in linea con i principi di non discriminazione e con i diritti umani garantiti in Croazia.

Il caso è quello di Ivo Šegota e Mladen Kožić, una coppia gay unitasi nel 2015 con le “civil partnerships” introdotte dall’allora governo socialdemocratico (il corrispettivo delle nostre unioni civili). Ivo e Mladen hanno fatto richiesta di affidamento nell’estate del 2017 presso un centro di assistenza sociale di Zagabria. «Siamo stati ben accolti, specialmente dalla psicologa e dall’assistente sociale, che erano molto contente del fatto che volessimo ricevere in casa nostra due o tre bambini, perché a Zagabria c’è una mancanza di famiglie affidatarie», racconta Ivo Šegota al quotidiano Jutarnji List. Tuttavia, dopo questo promettente inizio, il processo di affido di Ivo e Mladen si è interrotto bruscamente. «A fine 2017, abbiamo ricevuto una comunicazione scritta da parte del centro di assistenza sociale che ci informava che non avevamo i requisiti necessari in quanto uniti da una civil partnership», prosegue Ivo Šegota.

La legge croata, tuttavia, equipara chiaramente le “civil partnerships” al matrimonio e per questo Ivo e Mladen decidono di fare subito ricorso contro la decisione presso il ministero. Ma anche qui la risposta è negativa. Inizia allora, nell’estate del 2018, un’azione legale per discriminazione. L’avvocatessa Bezbradica Jelavić, che difende Ivo e Mladen, nota infatti che la procedura di valutazione della coppia, necessaria all’affido, era già stata avviata, prima di essere interrotta «sulla base di una presunta mancanza di requisiti legali». Il centro di assistenza sociale di Zagabria è dunque accusato di discriminazione, di violazione dei diritti della coppia e anche di violazione del diritto all’affido dei bambini in lista d’attesa, a cui deve essere data la possibilità di crescere all’interno di un contesto famigliare piuttosto che in un orfanotrofio.

«Il tribunale ha accettato la nostra argomentazione nella sua totalità», si rallegra l’avvocatessa Jelavić. Il verdetto - contro cui non può essere fatto ricorso - dà infatti 60 giorni di tempo al ministero croato del Welfare per rivedere la sua decisione. «È un regalo di Natale nel quale non osavamo sperare», ha affermato Ivo Šegota. Nel giro di qualche mese, Ivo e Mladen potranno ricevere in affidamento uno o più bambini e sarà la prima volta in Croazia per una coppia dello stesso sesso. Rimane invece ancora aperto il dibattito sull’adozione tuttora precluso alle coppie omosessuali croate. —




 

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