Willer Bordon: «Attenti, Grillo vince ancora»

Il muggesano ex ministro scommette sul comico: «Avanti a Roma e ovunque se si rivota». E sul segretario Pd Bersani: «Bravissimo ma senza carisma»

TRIESTE. Ha un armadio pieno di giacche. Quelle che, metaforicamente, ha indossato nella sua lunga carriera politica. Ma non chiamatelo voltagabbana. Se ne risente, anche perché, assicura, tutti i suoi spostamenti sono sempre andati nella medesima direzione. «Se è per quello - annota Willer Bordon, ex parlamentare e ora imprenditore (tira fuori energia dalle alghe, ndr) - mi hanno anche chiamato il Pigafetta della politica...».

Bella carriera, quella del Willer. Nato e cresciuto nella Muggia “rossa” dei comunisti che ancora mangiavano i bambini, ha vissuto i cambiamenti del Pci, saltando dal ruolo di più giovane vicesindaco d’Italia a 21 anni e sindaco a 27 anni a pasdaran della svolta di Occhetto (con adesione ai Radicali ed espulsione nell’89). A Trieste nel ’92 lancia la Lega democratica per l’Europa, nel ’95 è presidente del gruppo Democratici, prima di apparire tre anni dopo tra i padri dell’Ulivo. Segue l’esperienza dell’Asinello e poi la Margherita, di cui è capogruppo al senato nel 2001. Nel 2006 non aderisce al Pd e poi, nel 2008, in un Paese in cui non si dimette mai nessuno, dà le dimissioni. «Quel partito aveva poco a che fare con l’idea eleborata con Prodi e gli altri. All’epoca lo dissi a Veltroni: quest’idea è il nostro sogno ma potrebbe rivelarsi il nostro incubo...»

 

Cos’era, la disillusione del politico di professione?

No, guardi che le mie critiche nascono proprio da lì. Ero il numero due della Margherita, avrei potuto rimanere per tre-quattro mandati ancora. Come la Bindi, Fioroni, la Finocchiaro. Ma è finita l’epoca della politica a vita».

 

E cioè?

La politica è diventata un mestiere e la si confonde con la professionalità. Che per fare esperienze ad alto livello, serve. Me ne rendo conto oggi che faccio il manager privato.

 

Altri suoi colleghi sembrano meno preparati...

Appunto. Molti di questi nostri amici, anche molto bravi, fanno fatica a fare altro, si condannano a quella vita, non ne concepiscono un’altra...

 

... E qua subentrano i grillini...

Prima delle elezioni le scelte possibili erano chiare: i partiti, Grillo o il non voto. Non escludevo neanche che Grillo potesse farcela al primo turno, tanto che scommettevo quanto sopra il 25% andasse Beppe. Se si votasse domattina sarebbe maggioranza del Movimento 5 Stelle, anche a Roma, scommetto qualsiasi cosa.

 

Forse perché Bersani ha i maggiori avversari dentro lo stesso Pd.

Vero, e non capisco perché. Penso che da ministro sia stato uno dei migliori avuti dall’Italia negli ultimi 20 anni, ha la cultura del buon governo emiliana. È bravissimo, bravissimo, ma credo difetti di leadership e carisma.

 

Avrebbe fatto meglio Renzi?

Probabile, ma starei attento a vendere la pelle dell’orso. Come dimostra Monti, le stelle durano poco.

 

E dunque?

Bersani doveva “chiudere” il giorno dopo le elezioni. Negli altri paesi è così. Dopo Blair è arrivato un personaggio sindacale, forte, un cinghialone, ma non aveva attrattiva e ha perso le elezioni. Mai più sentito... E Zapatero? Mai più nominato...

 

Ma il Pd può reggere?

Pd? Qualcuno mi spieghi cos’è il Pd... Poteri, interessi, a destra, sinistra o al centro, è uguale. E sottocomponenti organizzate che studiano già il dopo-Bersani...

 

E Vendola?

Non è una palla al piede né la ricchezza della sinistra. Ha passione ma non esiste, al massimo è l’area sinistra del Pd.

 

Lei, magari tardivamente, ha attaccato la Casta...

Sì, ma a cosa è servito? Fa tenerezza vedere che adesso si tagliano auto blu eccetera. Ma il problema non è ridurre i privilegi, semmai ridare il prestigio.

 

In Fvg come finirà?

È difficile a dirsi perchè non c’è il doppio turno. Siamo all’1X2.... Partita a tre con le stesse possibilità.

©RIPRODUZIONE RISERVATA

Riproduzione riservata © Il Piccolo