Wärtsilä Trieste, la locazione decennale con Msc e le domande aperte sull’impegno post 2027

Rispetto all’ipotesi iniziale il programma è stato esteso di un anno ma aggiungendo solo 3 milioni a supporto. Crescita di addetti ridotta

Diego D'Amelio
Personale davanti ai cancelli a Bagnoli della Rosandra
Personale davanti ai cancelli a Bagnoli della Rosandra

TRIESTE Nei prossimi anni Wärtsilä conta di occupare in Italia 801 addetti, il cui futuro è passato fin qui in secondo piano, con l’attenzione tutta rivolta alla chiusura del ramo manifatturiero dell’azienda.

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Foto Bruni Trieste 22.05.23 Wartsila- lo sciopero

Dopo le frizioni con le istituzioni italiane, in un clima di crescente sfiducia, la multinazionale dovrà ora dimostrare di credere nella sua presenza in Italia e sfatare il fantasma, che vuole la chiusura della produzione essere solo il primo tempo di un film destinato a concludersi con la cessazione di tutte le attività nel Paese.

Presto tuttavia per dire su quali certezze poggi un programma che a Trieste si basa tutto sui progetti di conversione dei motori a nuovi carburanti: dal piano emergono suggestioni contrastanti che solo il tempo potrà confermare o smentire.

Il primo punto a risaltare è che la società non abbia infine accolto i ripetuti appelli delle istituzioni per un incremento dei propri impegni. Il piano triennale inizialmente presentato valeva 51 milioni; quello allegato all’Accordo di programma è cresciuto di un anno ma con una dotazione di 3 soli milioni in più. Allo stesso tempo, la prima versione prospettava 50 assunzioni, mentre quella definitiva ne conta 15.

Sulla concretezza delle prospettive fa ben sperare il fatto che i finlandesi abbiano sottoscritto un contratto di locazione decennale con Msc, allontanando le voci che vorrebbero la società interessata a trasferire gli uffici in Porto vecchio, rinunciando a ogni spazio manifatturiero.

Allo stesso tempo, però, Wärtsilä nell’Accordo di programma «si impegna sino al 31 dicembre 2027 (dunque solo per 4 anni, ndr) a garantire la continuità occupazionale e delle attività industriali in Italia, nonché a non assumere iniziative unilaterali», avviando nuovi licenziamenti. Resta peraltro possibile nel frattempo il ricorso alla cassa integrazione «qualora necessario, in caso di insaturazioni».

I prossimi mesi dovranno inoltre dire quali attività saranno effettivamente svolte a Trieste, dove la divisione R&D occupa poco più di un centinaio di persone sulle 700 a disposizione della corporation a livello globale. Bagnoli darà il suo contributo esclusivamente per studio e installazione dei kit di retrofit, che non si sa però se verranno prodotti a Trieste o a Vaasa, dove si concentrerà tutta la progettazione dei motori di nuova generazione.

I lavori di conversione dei propulsori saranno effettuati direttamente a bordo delle navi, ma il porto di Trieste non è nei piani immediati. Un primo intervento di modifica su motori 2 tempi si svolgerà a Napoli e Wärtsilä ritiene che le grandi flotte continueranno a fare rimessaggio a est di Suez, tra Cina, Dubai e Singapore. È qui che saranno inviate le squadre triestine di operai del Service, ma a Bagnoli non si esclude che il Molo VII possa in futuro diventare una possibilità, dopo aver concluso i lavori per l’allungamento.

L’ultimo elemento di incertezza arriva dal recente annuncio della corporation, che in autunno darà il via a un’ulteriore espansione dell’impianto di Vaasa, dove è stata concentrata la produzione di motori a scapito di Trieste. Wärtsilä costruirà entro il 2026 un’altra palazzina uffici, chiudendo le altre sedi cittadine e accentrando tutto nel nuovo stabilimento, dove lavoreranno 3.400 persone rispetto alle 2 mila attuali. Nella corporation c’è chi legge l’iniziativa come una razionalizzazione tutta in ambito finlandese e chi ci vede invece la volontà futura di una crescita tutta incentrata su Vaasa.

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