Wärtsilä svela i numeri del piano esuberi e taglia 34 impiegati nella sede di Bagnoli
Saranno 34 i dipendenti triestini di Wärtsilä Italia destinati a essere messi in esubero nell’ambito del piano di riorganizzazione in atto a livello globale nel gruppo finlandese. Guardando il bicchiere mezzo pieno, si tratta di una sensibile riduzione rispetto alle 120 unità a rischio ipotizzate nei mesi scorsi sulla base delle sforbiciate passate, ma resta il dato di un’ulteriore contrazione del settore manifatturiero giuliano, già piagato dalle crisi di Burgo, Principe e Sertubi.
I numeri sono stati ufficializzati ieri nell’incontro tra i vertici dell’azienda e il coordinamento nazionale di Fiom, Fim e Uilm, alla presenza delle rsu e delle segreterie provinciali in rappresentanza delle sedi di Trieste, Genova e Napoli. Il presidente di Wärtsilä Italia Andrea Bochicchio ha presentato al tavolo le linee guida del riassetto annunciato a gennaio dalla multinazionale, che per quanto riguarda l’Italia interesserà quaranta posizioni, di cui 34 a Trieste e 6 a Genova. Numeri che i sindacati sperano di limare nel corso delle prossime trattative, visto che per ora la società non ha comunicato con quali modalità sarà prodotta la riduzione.
Allo stabilimento di Bagnoli della Rosandra finiscono nel mirino esclusivamente impiegati, dal momento che il gruppo ha deciso di concentrare sempre più gli aspetti amministrativi. Nel caso di Genova si tratta invece di due impiegati e quattro operai. I sindacati convocheranno le assemblee nei prossimi giorni, ma già serpeggia la preoccupazione per l’unificazione del service mediterraneo, che prenderà il via a giugno in Italia, Portogallo, Spagna e Francia. L’azienda non ha fornito numeri, limitandosi a dire che l’operazione potrebbe riservare buone notizie per Trieste, ma per la Fiom si rischiano ulteriori tagli dopo le novanta uscite del 2016 nel settore ricerca & sviluppo.
Il tutto andrà a incidere ulteriormente sulla difficile situazione dell’industria locale, con la Cgil che da mesi denuncia un rischio occupazionale con un migliaio di posti in bilico. E se sono un’ottantina su 224 dipendenti gli ultimi licenziati dalla cartiera Burgo, sono 72 gli addetti dello stabilimento Principe finiti in cassa integrazione davanti alla crisi del gruppo Kipre Dukcevich. Numeri cui si aggiungono i settanta lavoratori Sertubi che aspettano di conoscere l’esito delle trattative tra governo italiano e Unione europea sul marchio “made in Italy” da imprimere sui semilavorati triestini: Jindal è disposta a continuare la produzione fino all’estate, ma il futuro è incerto. E il sindacato non manca di contare i 480 operai dell’area a caldo della Ferriera di Servola, appesi alla trattativa di cui si vocifera tra Siderurgica Triestina e gruppi cinesi interessati allo sviluppo dell’area in chiave logistico-ferroviaria.
Tornando a Wärtsilä, come ha spiegato Bochicchio, «l’azienda sta mettendo in atto a livello internazionale un piano di ristrutturazione che riguarda circa 1.200 posizioni e che segue una fase di contrazione del mercato evidenziata dalla fine del 2018. Le scelte effettuate risultano delicate ma necessarie, al fine di consentire la competitività della multinazionale», il cui board si è mosso davanti a ricavi positivi ma giudicati ugualmente insoddisfacenti. E così, a fronte di un ridimensionamento globale di 1.200 unità (su 19 mila complessive), gli impianti di Wärtsilä Italia vedranno un’incidenza del 3% sull’organico italiano di 1.300 lavoratori.
«I numeri che abbiamo annunciato – ha dichiarato ancora Bochicchio – rappresentano l’esito finale di una dinamica interna molto laboriosa che ha visto dare valore strategico agli impianti italiani di Wärtsilä e contenere così al minimo la riduzione del personale sul territorio nazionale». L’azienda ha sottolineato la propria disponibilità a iniziare un confronto con i sindacati per «trovare le migliori soluzioni per minimizzare l’impatto sociale», come ha concluso Bochicchio. Su richiesta di Fiom, Fim e Uilm, l’azienda si è impegnata a non procedere con azioni unilaterali rispetto alla dichiarazione di esuberi e a rispondere alle richieste di maggiori approfondimenti circa il piano industriale e le prospettive produttive e occupazionali dei siti. Il confronto è aggiornato al 10 giugno. —
Riproduzione riservata © Il Piccolo