Wärtsilä non arretra: “Confermiamo i licenziamenti a Trieste”. Fincantieri minaccia di interrompere le collaborazioni strategiche

Dopo la riunione in Regione il presidente Bochicchio ha spiegato che il management italiano di Wärtsilä ha appreso le strategie della casa madre soltanto mercoledì 13: il giorno prima che la multinazionale rendesse pubbliche le proprie scelte

Diego D'Amelio

TRIESTE Wärtsilä non ritirerà la procedura per i 450 licenziamenti annunciata la settimana scorsa. Nell’incontro in Regione con il governatore Massimiliano Fedriga, il presidente di Wärtsilä Italia Andrea Bochicchio conferma la decisione dell’azienda di procedere con il piano di chiusura della produzione di motori a Trieste. Dopo la riunione Bochicchio rilascia alcune dichiarazioni alla stampa, affermando che il management italiano di Wärtsilä ha appreso le strategie della casa madre soltanto mercoledì 13: il giorno prima che la multinazionale rendesse pubbliche le proprie scelte.


Nel corso del confronto Fedriga ribadisce accuse e critiche riversate sulla società in questi giorni. Proprio durante il summit, non certo per coincidenza, le agenzie battono la notizia di una call avvenuta in mattinata tra Wärtsilä e Fincantieri, durante la quale l’ad di Fincantieri Gianroberto Folgiero ha reso nota agli interlocutori l’intenzione di interrompere le collaborazioni strategiche nel campo della progettazione di nuovi motori “green” non ritenendo di poter continuare la partnership con il gruppo finlandese.


Data come un’indiscrezione, la notizia viene immediatamente confermata da Fincantieri, da cui filtra la «posizione estremamente risoluta» della società e l’«estremo disappunto per la situazione». Folgiero ha inoltre chiesto il rispetto dei tempi di consegna di tutti gli ordini assegnati allo stabilimento di San Dorligo della Valle, ottenendo rassicurazioni da Wärtsilä. Fincantieri è preoccupata di perdere la prossimità al sito triestino, ma si muove anche su indicazione del ministro dello Sviluppo economico Giancarlo Giorgetti, che non riesce a digerire lo sgarbo subito.


Tra mattina e pomeriggio, la multinazionale finlandese affronta dunque due momenti di teso confronto con le istituzioni italiane. Alla fine del vertice in Regione Bochicchio dice che «Wärtsilä conferma il piano e farà tutto il possibile per trovare un futuro alle proprie maestranze. Non siamo nella condizione di ritirare la procedura di licenziamento. L’incontro è andato in maniera aperta e costruttiva, con la Regione e gli altri interlocutori. Abbiamo preso atto di quanto ci è stato detto dalla presidenza della Regione e lo riporteremo al management finlandese. Ci ritroveremo molto presto su tavoli sia qua che al Mise».


Appare però chiaro che i rappresentanti italiani siano totalmente delegittimati, quando Bochicchio è costretto ad ammettere che «i vertici di Wärtsilä Italia hanno saputo della decisione il giorno 13». Al manager viene chiesto se abbia pensato di dimettersi: «Non è…», poi la voce si incrina, il labbro trema e Bochicchio si allontana con i suoi collaboratori. Da Wärtsilä fanno sapere che le comunicazioni sono state fornite a tutti gli interlocutori solo all’ultimo momento, nel rispetto delle regolamentazioni per le società quotate.
Fedriga tiene il punto. «La disponibilità della Regione a iniziare un dialogo con l'azienda è vincolata al ritiro della procedura di cessazione dell'attività produttiva. Si tratta di un punto irrinunciabile che vede la piena condivisione tra la stessa amministrazione regionale, Confindustria, gli enti locali, le organizzazioni sindacali e il governo».

Tutto vero, ma Wärtsilä non ha vincoli di sorta se non quelli legati a pressioni politiche e a una ritorsione di Fincantieri, che non intaccherà comunque tutti gli ordini già in piedi. Alla politica non resta che l’accusa di scorrettezza all’azienda: «Non si può avere considerazione della parte pubblica solo quando si ricevono finanziamenti - rimarca Fedriga - e ignorarla quando si compiono scelte strategiche che vanno a incidere in maniera negativa sul futuro di centinaia di lavoratori. Non lo so in Finlandia, ma in Italia non funziona così».

Al tavolo era presente anche il presidente di Confindustria Alto Adriatico Michelangelo Agrusti, schieratosi contro la decisione della multinazionale e convinto che la trattativa vada condotta direttamente con Helsinki. «Abbiamo solidarizzato subito con le maestranze davanti a un errore di metodo e sostanza. Non credo che l’azienda sia in condizioni, almeno chi era seduto a questo caso, di aprire o chiudere qualcosa. Speriamo che riferiscano bene alla proprietà finlandese, che ha ribadito la propria volontà, ma ci sono tanti modi per riportare la gente al tavolo. Non sempre le multinazionali hanno ragione ed è compito di Confindustria difendere le aziende che hanno i titoli per essere tutelate. Parliamo di una grande fabbrica italiana, una risorsa di questo paese: un patrimonio che in questo momento è nelle mani dei finlandesi. Il sito produttivo va conservato anche per la vicinanza ad uno dei più grandi produttori di navi da crociera e militari come Fincantieri».

Sul caso è intervenuta anche Debora Serracchiani: “Ho chiesto all’ambasciatrice di Finlandia a Roma di interporre un’opera di mediazione per facilitare il dialogo tra le Autorità italiane e i soggetti interlocutori in Finlandia sulla crisi Wärtsilä. Le ho rappresentato il forte disagio, espresso anche dalle Istituzioni italiane, riguardo il merito e il metodo delle decisioni assunte da Wärtsilä Corporation per il sito di Trieste. La reazione civile ma ferma dei lavoratori, sostenuti unitariamente da istituzioni, politica e categorie, merita una manifestazione di disponibilità da parte di una società che su questo territorio ha potuto sviluppare produzioni, anche con risorse pubbliche italiane”. La presidente del gruppo Pd alla Camera rende nota la lettera che ha fatto pervenire all’ambasciatrice di Finlandia a Roma Pia Rantala-Engberg e, analogamente, all’ambasciatore italiano a Helsinki Sergio Pagano.

“Alla rappresentante di Helsinki in Italia – aggiunge la parlamentare - ho sottolineato che la notizia della decisione di Wartsila è giunta in maniera del tutto inattesa, dato che non più tardi di tre mesi fa l'azienda aveva smentito ipotesi di dismissione”.

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