Wärtsilä, in cassa da gennaio 350 operai e 200 impiegati

L’accordo è stato approvato a maggioranza dall’assemblea dei dipendenti A rotazione per 13 settimane, ma a restare a casa potrebbero essere in meno
Di Silvio Maranzana
Lasorte Trieste 21/01/10 - Wartsila, Incendio
Lasorte Trieste 21/01/10 - Wartsila, Incendio

Nel giorno in cui i sindacati lanciano l’ultimo appello alle istituzioni locali a fare fronte comune per accelerare il progetto di rilancio dell’area di Servola, che sembra essersi arenato, con l’obiettivo della salvaguardia completa dei livelli occupazionali oltre che del risanamento ambientale, l’assemblea dei lavoratori della Wartsila approva suo malgrado a larga maggioranza l’accordo raggiunto con i vertici aziendali per la cassa integrazione ordinaria che potrebbe lasciare a casa per tre mesi quasi metà dei dipendenti. Contestualmente va in scena un’altra drammatica trattativa per la Cartiera Burgo di cui riferiamo in pagina della Provincia. Incontri sindacali che potrebbero riguardare esuberi sono in programma oggi per quanto riguarda il gruppo Evergreen (un nucleo ristretto di dipendenti diretti a Trieste in una trattativa che non coinvolge quelli molto più numerosi di Italia Marittima, la compagnia che fa parte dello stesso gruppo taiwanese) e l’8 gennaio a Livorno per quanto riguarda To Delta, la holding di Pierluigi Maneschi. Un panorama economico-occupazionale che si fa ancora più fosco proprio sotto Natale.

Ieri l’assemblea nello stabilimento di Bagnoli della Rosandra della Wartsila è stato tenuta congiuntamente dalle sigle confederali di Fiom-Cgil, Fim-Cisl e Uilm. «La cassa integrazione ordinaria - spiega Antonio Rodà, segretario provinciale Uilm - interesserà contemporaneamente un massimo di 550 dipendenti, per la precisione 350 operai e 200 impiegati. Scatterà il 13 gennaio e si protrarrà per un massimo di 13 settimane e cioé fino al 12 aprile. Il trattamento della cassa verrà anticipato ai lavoratori dall’azienda e vi sarà la massima rotazione del personale coinvolgendo varie linee di produzione comprese quelle non direttamente interessate dalla crisi di ordini». È stato ribadito dai veritici aziendali che si tratta di una situazione congiunturale difficile, ma che potrebbe esaurirsi anche abbastanza rapidamente. «Già a fine febbraio - ha aggiunto Rodà - è previsto un incontro azienda-sindacati per una verifica della situazione e se vi sarà una crescita dei carichi di lavoro potrebbero essere richiamati anticipatamente a operare anche i lavoratori in cassa in quel frangente. Comunque non è affatto detto che dovranno starsene a casa tutti e 550 lavoratori per i quali sono stati ottenuti gli ammortizzatori sociali, lo strumento potrebbe riguardare anche metà o poco più di questo numero».

Oggi Wartsila è la più grande industria della provincia di Trieste e occupa oltre 1.200 dipendenti diretti. Da qualche anno c’è stata una storica inversione e il numero di impiegati ha superato quello degli operai, così come il numero dei motori prodotti per le centrali elettriche ha superato quello dei motori per le navi. Ma proprio il settore dei motori destinati alle centrali energetiche sembra essere il più colpito dalla crisi, e mentre i motori più piccoli realizzati a Vasa in Finlandia e cioé i W34 continuano ad andare bene, incontrano difficoltà sul mercato quelli più grandi, i W50 che vengono realizzati a Trieste. «La generale debolezza finanziaria che ancora condiziona l’economia mondiale ha fortemente rallentato gli ordini - ha commentato il presidente e amministratore delegato di Wartsila Italia, Sergio Razeto - ma speriamo di contenere queste difficoltà nella fase iniziale del prossimo anno. Per fortuna il calo di commesse, per quanto significativo, è circoscritto, mentre altre produzioni come quelle del W26, ma anche di eliche e riduttori non incontrano problemi». La crisi però sta mettendo a dura prova anche l’indotto e anche alcune aziende che hanno appalti nell’ambito della logistica, della meccanica e delle manutenzione potrebbe accedere agli ammortizzatori sociali.

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