Wärtsilä chiede la cassa per 600 lavoratori

Il provvedimento da attuare nel primo trimestre del 2014. Saranno coinvolti dai 150 ai 200 dipendenti a rotazione La Fiom: altrettanti a rischio nell’indotto
Di Massimo Greco
Lasorte Trieste 15/01/13 - Stabilimento Wartsila
Lasorte Trieste 15/01/13 - Stabilimento Wartsila

Wärtsilä ha avviato le procedure per ottenere la Cassa integrazione ordinaria nel primo trimestre 2014.

La notizia, accennata già l’altro giorno in via ufficiosa da fonti sindacali, è stata confermata ieri dalla stessa azienda, per bocca del presidente e amministratore delegato Sergio Razeto, e dalla Fiom Cgil, con Sasha Colautti, componente della rsu e della segreteria provinciale. Le organizzazioni sindacali sono state allertate per iscritto in data 27 novembre.

Wärtsilä Italia ha chiesto la Cig per 600 lavoratori sui 1250 che operano nello stabilimento di Bagnoli, ma in effetti saranno in 150-200 a essere coinvolti a rotazione. I reparti più colpiti saranno quelli impegnati nella fabbricazione dei motori destinati alle centrali energetiche, il comparto cosiddetto “power plant”. L’ammortizzatore sociale verrà esteso anche agli uffici.

Non è la crisi più pesante tra quelle sofferte dalla “filiale” italiana della multinazionale finnica, ma è comunque di rilevante portata: Wärtsilä è il primo datore di lavoro industriale del territorio triestino.

Razeto conferma le dichiarazioni rese in sede di commento ai dati trimestrali del gruppo: «La generale debolezza finanziaria, che ancora condiziona l’economia mondiale, ha fortemente rallentato gli ordini. Speriamo di contenere queste difficoltà nella fase iniziale del prossimo anno». «Per fortuna il “buco” delle commesse, per quanto significativo, è circoscritto - dice ancora il manager - alcune produzioni, come quelle relative al W 26, sono coperte, anche eliche e riduttori non hanno problemi».

Una disamina su cui convergono le informazioni di parte sindacale. «Adesso ci saranno 25 giorni di confronto con l’azienda - interviene Colautti - per discutere le modalità applicative della Cassa». «È probabile - spiega ancora l’esponente della Fiom - che i reparti maggiormente interessati al provvedimento siano quelli che si occupano del montaggio; meno toccati potrebbero essere gli addetti alle macchine utensili, che lavorano anche per le realtà produttive extra-triestine».

I problemi di mercato erano ben noti anche alle rappresentanze sindacali, ma - riprende Colautti - «ci ha sfavorevolmente stupito uno scarico di lavoro così importante e così concentrato. Temiamo che non solo l’inizio, ma l’intero 2014 sarà difficile». «Al di là della congiuntura - precisa il sindacalista della Fiom - ci preoccupa la prospettiva di Bagnoli, in altri termini chiediamo che venga riconfermato il ruolo strategico internazionale del nostro sito produttivo».

Wärtsilä è una multinazionale presente in Estremo Oriente, con fabbriche in Cina e nella Corea del Sud, e questo non sfugge all’attenzione dei sindacalisti triestini: «Certo - spiega Colautti - Bagnoli è uno stabilimento ad alta flessibilità, il suo ridimensionamento non è una questione di immediato impatto, ma è bene essere vigili».

Questione invece di immediato impatto è la ripercussione occupazionale e operativa sulle attività dell’indotto. Non a caso l’allarme sulla situazione Wärtsilä viene lanciato dalla Fiom proprio con un presidio tenuto ieri davanti alla Terotech, azienda appaltatrice. È ancora Colautti a fare il punto: «Ci risulta che abbiano richiesto o si accingano a richiedere l’ammortizzatore sociale la Revas, la Metec, la Servigen, la Projectus Labor. La Terotech è in difficoltà. Logistica, meccanica, manutenzioni: sono molte le realtà che orbitano attorno al pianeta Wartsila».

Colautti azzarda anche una cifra dei posti a rischio: «Non meno di 150 unità lavorative». Niente di più facile che Wärtsilä, allo scopo di contenere gli effetti negativi sulle proprie maestranze, decida di limitare il ricorso alle ditte esterne, come già fece in passato.

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