Walt Disney affossa i conti del Rossetti
Duecentocinquantamila euro di buco. Il Teatro Stabile del Friuli Venezia Giulia, fresco di riconoscimenti di Teatro di rilevante interesse culturale (Tric), si appresta a chiudere di nuovo un bilancio in profondo rosso. Tutta colpa di Walt Disney. E di quel musical in cartellone dal 26 novembre al 7 dicembre (Disney’s Beauty and The Beast) che avrebbe fare sfracelli al botteghino e che invece si è rivelato un bagno di sangue. I 250mila euro che mancano all’appello arrivano da qui. La cifra circola da tempo come uno spettro in città e negli uffici della Regione. Un brutto colpo per un teatro come il Rossetti che sui musical ha costruito la sua immagine negli ultimi anni della gestione stile Broadway di Antonio Calenda e Stefano Curti. «In occasione del suo 20° anniversario, Disney’s Beauty and The Beast, sarà in programma al Teatro Stabile del Fvg in prima nazionale e successivamente a Milano, nel corso di una tournée internazionale che prevede tappe anche in Turchia, negli Emirati Arabi, in Kazakhistan, nelle Filippine, in Tailandia, a Singapore» si legge nel comunicato stampa. In realtà sarebbe stato meglio che non avesse fatto tappa a Trieste.
Il Rossetti, che già si trascina dietro un buco patrimoniale da due milioni e 200 mila euro, non aveva bisogno di questo prima nazionale. Le premesse erano altre. «Disney’s Beauty and The Beast - si legge sul sito del Rossetti - è uno degli spettacoli di Broadway che vanta il maggior numero di rappresentazioni (28mila repliche) e i maggiori incassi di tutti i tempi (1,7 miliardi di dollari)». Milos Budin, presidente del Rossetti, non dà i numeri. «Il bilancio sarà pronto a tarda primavera. Diciamo che la Bella e la Bestia sul piano finanziario non è andata bene. Ma si tratta di un solo evento. Ha risentito della crisi. La media del biglietto venduto si è molto abbassata. Abbiamo fatto 13 mila presenze ma ce ne sarebbero volute qualche migliaio in più» spiega Budin. I prezzi delle 15 repliche previste non erano proprio popolari: dai 69 euro in platea ai 49 delle gallerie. Che le cose non fossero andate per il verso giusto si era capito quando era stata cancellata la replica serale del 7 dicembre con la scusa di “consentire un agevole e ordinato smontaggio dell’allestimento del musical”. L’avvio non era stato da meno con l’inizio della prima del 26 novembre con mezz’ora di ritardo a per un problema legato all’arrivo dei camion. «Non mi ricordo perché una replica era saltata» aggiunge Budin che offre una spiegazione del disastro legata ai mercati valutari. «Abbiamo avuto la sfortuna di essere capitati nel momento della svalutazione dell’euro rispetto al dollaro. Una vera una mazzata».
E il bilancio? «Se sarà in rosso lo vedremo a consuntivo approvato. Il 2014 per il resto è andato molto bene» spiega il presidente che non cambia idea sul cartellone stellare. «Il teatro ha il cosiddetto rischio di impresa. Con i due musical successivi, la Famiglia Addams e Jesus Christ Superstar, siamo andati in verde per una somma notevolissima. Cifre a tre zeri». Non c’è, insomma, un problema di musical (anche se il nuovo direttore Franco Però ha già fatto sapere che «una rimodulazione è sicuramente necessaria»). È anche vero che gli anni d’oro dei musical non hanno prodotto bilanci in verde: meno 91 mila euro nel 2008, meno 107 mila nel 2009, meno 212 mila nel 2010, meno 304 mila nel 2011 (la perdita più grave degli ultimi 30 anni), meno 170 mila nel 2013. L’unico utile, 150 mila euro, è stato registrato nel 2012: l’anno del contributo straordinario di 300mila euro erogato dal Comune per evitare la “liquidazione coatta” dello Stabile. «Non abbiamo ancorala cifra esatta. Non voglio nasconderla- aggiunge Budin che prova a essere ottimista - Con i recuperi successivi (che pero non vanno a bilancio 2014, ndr) e con quelli precedenti si riesce a gestire il teatro. Oggi per nessuno è facile. E indicativa la media del biglietto venduto che si è abbassata per tutti gli spettacoli. Ho le foto di tutti gli spettacolo: le ultime file della platea sono sempre vuote mente sono sempre più venduti i posti in prima e seconda galleria. Questo è purtroppo il periodo che viviamo». Non da Broadway.
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