Vukelic: «Edit è stata punita perché è di sinistra»
FIUME. Vendetta e punizione. È stata l'intervista concessa al giornale Novi list dal presidente della sezione fiumana dell'Accadizeta (centrodestra), Lucijan Vukelic, a fare piena luce sui tagli governativi che hanno messo in ginocchio l'Edit, l'azienda giornalistico-editoriale della minoranza italiana.
Finora c'erano state varie spiegazioni e prese di posizione nei riguardi della drastica riduzione delle dotazioni, ma quanto dichiarato da Vukelic ha fatto venire a galla ciò che si sospettava e si mormorava in vari ambienti.
Intervistato dal giornalista Damir Cupac, che gli ha chiesto cosa intendano fare il governo Oreškovic e l'Hdz (partito al potere in Croazia) per evitare che la crisi finanziaria all'Edit possa causare la morte del quotidiano in lingua italiana, la Voce del Popolo, Vukelic ha spiegato che quando il media di una minoranza nazionale sposa una determinata opzione politica, in quel momento cessa di esistere lo strumento di cofinanziamento di questo mezzo d'informazione.
«Sono d'accordo che il governo croato debba cofinanziare i media delle comunità nazionali minoritarie, trattandosi di giornali, periodici e quant'altro che si adoperano per la salvaguardia dell'identità e della cultura delle etnie. Non possono autofinanziarsi in quanto le minoranze non rappresentano bacini d'utenza in grado di garantire la loro esistenza».
«Qui arriva il sostegno del governo, che deve sempre e comunque reperire i mezzi necessari. Se però un mezzo d'informazione appoggia un partito o una coalizione, allora il cofinanziamento non è più possibile. In merito al caso Edit, non è stato dunque il governo a decidere la decurtazione».
Vukelic non è sceso nei dettagli e non ha fatto nomi, ma tutto lascia intendere che si sia riferito al centrosinistra quale "alleato" dell'editrice fiumana, costretta nelle settimane scorse a ridurre i salari di addirittura il 25 per cento, ad operare tagli occupazionali e a mettere in atto una lunga serie di misure con cui affrontare il drammatico momento, quasi certamente il più brutto e pesante da quando esiste l'Edit, dal 1952.
In quest'ultimo periodo, l'editrice ha ricevuto numerosi attestati di solidarietà, soprattutto il quotidiano la Voce del Popolo, 72 anni di informazione in lingua italiana, di battaglie per la tutela dei connazionali rimasti.
Sabato scorso, a dedicare ampio spazio alla crisi che attanaglia l'Edit è stata anche la Televisione croata, con un lungo servizio pubblicato nella trasmissione Prizma che si occupa delle minoranze nazionali.
Interpellato sulla vicenda, il presidente dell'Unione Italiana e deputato al seggio specifico italiano al Sabor (il parlamento croato), Furio Radin, ha respinto la tesi che la Voce sia un quotidiano politicizzato. «Lo era 40 e più anni fa - ha dichiarato - quando tutte le testate erano politicizzate. Ora non è così. Quanto accade all'Edit è una vergogna per l'esecutivo croato».
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