Vučić, Thaci, Mogherini: Nobel se risolvono il nodo del Kosovo
BELGRADO Il prezzo da pagare, per la risoluzione definitiva del conflitto, sarà assai caro, in particolare per Belgrado, anche se non è escluso che pure Pristina debba rassegnarsi a dolorose rinunce. Ma il premio, per gli artefici dell’intesa, potrebbe essere assai prezioso: il Nobel per la pace. Nobel che potrebbe finire, il prossimo anno, nelle mani di Hashim Thaci, il presidente kosovaro, e del suo omologo serbo Vučić, ma anche in quelle di Federica Mogherini, Alto rappresentante Ue agli Esteri che da anni sta cercando di “facilitare” il complesso dialogo tra i due leader.
Scenario che è stato rappresentato dall’autorevole quotidiano serbo Danas, che ha svelato, citando qualificate «fonti diplomatiche», che i tre protagonisti dei negoziati di Bruxelles potrebbero in questo modo essere ricompensati per i loro sforzi di pacificazione. E ci sono «alte possibilità» che lo scenario si concretizzi, sempre che il «nodo del Kosovo» venga «sciolto» una volta per tutte «entro la primavera del 2019». Se così sarà, allora Thaci, Vučić e Mogherini saranno «nominati per il Nobel». E con i grandi della comunità internazionale a sostenere la trojka, le chance di successo sono altissime. Sempre, naturalmente, che il dialogo fra Belgrado e Pristina proceda nel verso giusto. Dialogo che proseguirà a settembre, è stato confermato ieri dalla Commissione europea, che ha precisato che «spetta alle due parti stabilire l’agenda» dell’incontro, senza così entrare nella questione-chiave al momento, quella del possibile scambio territoriale tra Serbia e Kosovo per arrivare a un’intesa finale. Nobel che potrebbe rappresentare l’apice della carriera dei due leader balcanici. Quello serbo, trasformatosi da ultranazionalista in prediletto delle capitali europee.
Quello kosovaro, ex alto comandante dell’Esercito di liberazione del Kosovo, in passato in odore di essere indagato dal nuovo Tribunale sui presunti crimini dell’Uck. Ma la risoluzione della questione Kosovo val bene una pietra sopra sul passato. E la collocazione dei suoi artefici sullo stesso piano di personalità come Arafat, Peres, Rabin, Mandela e de Klerk.
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