Vucic incoronato premier della Serbia

Ieri la fiducia in Parlamento con 198 sì su 228 presenti. Annunciati tagli al settore pubblico e una raffica di privatizzazioni
epa04120544 Aleksandar Vucic, the leader of the Serbian Progressive Party gestures while speaking during a pre-election rally in Belgrade, Serbia, 11 March 2014. Parliamentary elections will be held in Serbia on 16 March 2014. EPA/ANDREJ CUKIC
epa04120544 Aleksandar Vucic, the leader of the Serbian Progressive Party gestures while speaking during a pre-election rally in Belgrade, Serbia, 11 March 2014. Parliamentary elections will be held in Serbia on 16 March 2014. EPA/ANDREJ CUKIC

BELGRADO. Riforme, per mantenere dritta la rotta europeista. Dialogo, per puntare a una duratura normalizzazione delle relazioni con Pristina. Infrastrutture, per aprire nuovi sbocchi alle imprese e al turismo. Ma soprattutto grandi battaglie per rilanciare l’economia, sostenendo il privato e ridimensionando l’elefantiaco settore pubblico, 800mila impiegati, unica via per rimettere in sesto le casse dello Stato. Strada stretta e rischiosa, quest’ultima, per il terremoto che potrebbero provocare i tagli agli stipendi nella società serba. Eccoli, i punti più importanti della lista delle cose da fare del nuovo governo serbo, guidato dal neo-premier Aleksandar Vu›i„, il trionfatore delle elezioni anticipate di marzo.

Vu›i„ che ha esposto ieri al Parlamento il programma del suo esecutivo, composto da 18 ministri. Un programma ambizioso, ha ammesso il leader progressista, focalizzato soprattutto sulla «ripresa dell’economia». E obbligato, perché mantenere lo status quo porterebbe il Paese verso uno scenario greco, malgrado la timida crescita in corso. Nei piani di Belgrado – che mira a risparmiare 1,5 miliardi di euro all’anno di denaro pubblico - un rinnovato tentativo di privatizzare Telekom Srbija e di vendere una quota di minoranza dell’Elektropriveda Srbije, l’omologo nazionale dell’Enel, oltre alla futura divisione cargo delle ferrovie di Stato. Ristrutturazione in vista anche per il gigante dai piedi d’argilla, Srbijagas, per Dunav Osiguranje e per la lotteria nazionale. Impegnativa sarà anche la riforma del settore pubblico e la riduzione del debito, raddoppiato in pochi anni fino a toccare il 63% del Pil.

Senza dimenticare l’alto deficit, al 7-8% del Pil, da abbattere, condizione imprescindibile per ottenere un nuovo prestito Fmi. Come sarà raggiunto questo obiettivo? Lo si vedrà presto. Intanto i dipendenti statali, sui cui pende la mannaia di un taglio del 10% dello stipendio, possono iniziare a preoccuparsi. Ma i sacrifici, annunciati anche per la locale “casta”, sono necessari per costruire «un posto migliore dove vivere», è sembrato dire loro Vu›i„. Basta vuote promesse, «voglio risultati, la Serbia è tutto quello che abbiamo ed è ora giunto il momento di smetterla» di «chiedere» solamente allo Stato, ha rincarato il primo ministro. «Si deve» invece «dare tutto quello che abbiamo» alla nazione. A indicare cosa dare e cosa fare, lo stesso Vucic, che ha inoltre anticipato che guiderà personalmente i negoziati col Kosovo alla loro ripresa. Vu›i„ che potrà contare su una super maggioranza – 208 deputati su 250 - che comprende oltre ai progressisti anche i socialisti di Dacic, “premiato” con la poltrona di ministro degli Esteri, e il partito della minoranza ungherese Svm.

Primo ministro che ha potuto in serata osservare con non celata soddisfazione l’esultanza dell’aula al voto di fiducia. A favore 198 parlamentari su 228 presenti, un vero plebiscito.

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