Voto bulgaro con sorpresa Bosio è fuori dal cda Coop

L’ex presidente e vice uscente non è tra i 19 neoconsiglieri eletti fra i 40 candidati della lista unica. Minisini fra le 8 novità. Marchetti il più votato come da pronostico
Di Piero Rauber

Essere uno dei pezzi più grossi di una lista bulgara e perdere lo stesso. Nel recentissimo voto per il rinnovo del Consiglio d’amministrazione delle Coop operaie, l’ex presidente e vice uscente Franco Bosio ci è riuscito suo malgrado. Il capo di Confcooperative, espressione della galassia post-Dc (a suo tempo segretario particolare di Gianfranco Moretton, vicegovernatore della Regione sotto Illy), è infatti l’escluso eccellente dell’ultima chiamata alle urne dei soci delle Cooperative operaie di Trieste, Istria e Friuli, il cui risultato, a spoglio appena concluso, è stato comunicato venerdì ai 40 candidati della lista unica negli uffici del notaio Giuliano Chersi, il presidente della giunta elettorale.

Bosio - riferiscono fonti vicine al management delle Coop di casa nostra, nel rendere noti i nomi dei 19 eletti - è l’unico dei cosiddetti pezzi grossi, ma grossi davvero, ad aver fallito. Il più votato come da pronostico è stato Livio Marchetti. Il presidente uscente nonché capolista della lista uno. La lista due, quella dei “nuovi”, per la quale ci aveva messo la faccia, fra gli altri, l’ex manager della sanità Franco Zigrino, aveva fatto i conti con le regole d’ingaggio dei “vecchi” e non era neanche riuscita a presentarsi in tempo. È probabilissimo, a questo punto, che Marchetti abbia davanti a sé altri tre anni di presidenza (il Cda si fa il presidente in una seconda battuta) dopo i nove che si è già lasciato alle spalle, all’inizio dei quali aveva preso il testimone proprio da Bosio. La sensazione generale dispensata dai nomi dei 19 eletti, e la loro posizione in base alle preferenze personali racimolate, è che si sia rafforzato ulteriormente il già granitico asse post-Psi (e dintorni) incarnato davanti le quinte da Marchetti e dietro dall’ex vicesindaco socialista Augusto Seghene.

La “controprestazione” di Bosio, bisbiglia chi mastica di Coop, potrebbe essere il segnale che il compromesso storico tra gli stessi Bosio e Marchetti si è forse consumato. E chissà poi se ora il blocco Seghene farà cappotto o se renderà invece l’onore della vicepresidenza ad altri interpreti della cooperazione bianca. Renzo Codarin, ad esempio, è stato confermato, da 17.mo. Mentre è entrato, da decimo, un ex Margherita che ha tentato come Zigrino la scalata all’Udc dei Sasco, ovvero il “prefetto” di Altura Alessandro Minisini. E qui si torna a bomba sui responsi del voto. Minisini è infatti uno degli otto neoeletti (surrogati compresi) di questa tornata elettorale. Gli altri sono nell’ordine Laura Zollia (quarta), Daniela Pellegrini (ottava), Franca Degrassi (nona), Gabriella Siroki (11.ma), Giuseppe Gervasio (12.mo), Andrea Montenesi (13.mo) e Italo Galaverna (16.mo).

Per otto neoeletti, su un Cda da 19, ci sono quindi 11 conferme. Detto di Marchetti e Codarin, gli uscenti e rientranti sono Manuela Capitanio e Lorena Vatta (seconda e terza come nel 2009), Carmela Amabile (quinta), Dario Crozzoli (sesto), Francesco Cernigoj (settimo), Roberto Pessot (14.mo), Angelo Curreli (15.mo), Carlo De Santis (18.mo) e Ester Marcon (19.ma).

Bosio comunque, numericamente parlando, è in buona compagnia. In tutto sono cinque, infatti, i consiglieri uscenti ricandidati non rieletti. I proverbiali trombati. Restano fuori in effetti una memoria storica delle Coop come Lino Crevatin, ma anche Virgilio Palotta, Silvana Moro e soprattutto Elisabetta Mereu, prima dei non eletti, dunque in panchina pronta per eventuali surroghe in corso di triennio.

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