Volete cambiare nome al cane? Non abbiate paura, si può fare!

Sceglierne uno nuovo è addirittura consigliato nel caso di esemplari adottati che vanno aiutati a dimenticare la loro vita passata  

TRIESTE I cani, quando si incontrano, si riconoscono attraverso l’odore e l’atteggiamento, non dal nome. Per loro infatti il nome è una parola legata ad un ordine, che equivale ad un qualsiasi altro comando come “seduto” o “vieni”. Quindi, se ne ravvisiamo la necessità, possiamo modificarlo specie se il cane è molto giovane (meno indicato se l’esemplare è anziano).

L’esigenza, il più delle volte, può farsi sentire quando un cane viene adottato da un rifugio o da un canile. Il nome che gli era stato assegnato semplicemente può non calzargli a pennello o, peggio, può richiamare la sua vita precedente, segnata magari da maltrattamenti e violenze. A quel punto cambiarlo e sceglierne uno diverso può rappresentare persino un aiuto per la bestiola. Che, in quel modo, assocerà alla nuova parola, quel nuovo suono, coccole, amore e serenità, qualcosa di positivo.

Non serve che il nuovo nome sia simile al vecchio. Cambiare da "Toby" a "Roby" non ha molto senso, ricordando che per il cane il nome corrisponde ad un suono, non ad una parola. Deciso il cambiamento, serve un po’ di pazienza. «In fondo - spiega Massimo Visintin, addestratore cinofilo Enci - è come dover insegnare un nuovo comando. Quando noi usiamo il suo nome, in pratica, diciamo al cane “guardami”, “dammi attenzione”. Una volta deciso il nuovo nome, è bene usarlo spesso con un tono di voce deciso ma che esprima positività. Alla riposta, quando il cane ci rivolge il suo sguardo, va lodato e ricompensato, non necessitante con uno snack, meglio con una carezza e con un “bravo”».

Se inizialmente l’animale non reagisce di fronte al nuovo nome e mostra di non capire, «bisogna ripeterlo fino a che non ci rivolge il suo sguardo - consiglia l'addestratore -. L’importante è che si continui a trasmettere un messaggio positivo, rassicurante. Il nome del cane non va mai utilizzato per rimproverarlo, - aggiunge Visintin -. Per riprenderlo basterà un secco “no” e il tono fermo della voce». —

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