«Vogliamo l’appalto unico» La rivolta degli educatori

Raccolte oltre mille firme e presentata una mozione in Consiglio comunale La protesta: «Rimodulando il servizio, si rischiano stipendi non dignitosi»
Di Francesco Fain

Uno stipendio e un trattamento «dignitosi». Tutto l’anno. Per continuare a garantire «servizi dignitosi alla comunità».

Questo il messaggio forte e chiaro formulato dagli educatori che lavorano per il Comune di Gorizia e sono preoccupati, anzi molto preoccupati, per il loro futuro. Hanno raccolto più di mille firme e, nelle prossime ore, approderà in Consiglio comunale una mozione intitolata “Operatori dei servizi educativi, socio-educativi e socio-assistenziali” che vede come primo firmatario Giuseppe Cingolani, capogruppo del Pd. Nodo del contendere l’abbandono dell’appalto unico che rischia di avere effetti nefasti sugli stipendi degli educatori.

La questione

in pillole

Forse non tutti i cittadini sanno che molti dei servizi educativi comunali sono erogati “in appalto”, ovvero sono affidati dall’ente locale a terzi (in genere cooperative). Quest’estate un gruppo di educatori operanti sul nostro territorio si è organizzato spontaneamente per rivolgere al sindaco una petizione che ha per oggetto proprio il rinnovo dell’appalto dei servizi educativi (asili nido, centri bambini e famiglie, ludoteca, doposcuola, centri estivi), socio-educativi e socio assistenziali (servizi scolastici e territoriali, ovvero accompagnamento dei minori in stato di bisogno per motivi di disabilità psichica, motoria o disagio sociale in ogni contesto di vita) del Comune di Gorizia/Ambito Alto Isontino. La petizione, che ha superato le mille firme, è stata depositata all’ufficio protocollo del Comune nei giorni scorsi e ad essa è collegata una mozione che sarà discussa presumibilmente martedì in consiglio comunale. «Sembra infatti molto probabile - sottolineano gli educatori - che quello che fino ad ora era un appalto unico venga diviso in due, rendendo impossibile per noi avere uno stipendio dignitoso ogni mese e per tutto l’anno, essendo che chi lavora, ad esempio, al doposcuola, che è un servizio educativo e pomeridiano, non avrebbe la possibilità di completare il proprio orario con i servizi scolastici (socio-educativi) la mattina. Chi lavora a scuola invece non avrebbe la possibilità di lavorare nei centri estivi, rischiando così di perdere tre mesi di stipendio. Se ciò dovesse accadere, noi educatori non potremmo nemmeno accedere al sussidio di disoccupazione (poiché sono assunti a tempo indeterminato) né alla cassa integrazione, che è pensata per sopperire a situazioni di crisi impreviste. Eppure i servizi erogati sono stati definiti, proprio sulle pagine di questo giornale, “un fiore all’occhiello” dell’amministrazione comunale. Potranno continuare ad esserlo?».

Rischi alti

e stipendi bassi

Continuano gli educatori: «Chi da anni opera, per esempio, nei centri estivi comunali, garantendo continuità e qualità, difficilmente continuerebbe a lavorarvi». Gli operatori riferiscono di aver trovato solidarietà e simpatia nella cittadinanza che si è avvicinata ai banchetti quest’estate e di essere stati accolti con cordialità dall’amministrazione comunale ma una soluzione ancora non è stata trovata.

Da qui, la presentazione di una mozione riguardante «un settore - si legge nel documento - caratterizzato da scarse tutele e fortissime incertezze legate alla continuità lavorativa». In soldoni, si chiede a sindaco e giunta di operare affinché «l’appalto dei servizi socio-educativi e socio-assistenziali dell’Ambito distrettuale Alto Isontino non sia separato da quello per i servizi educativi del Comune di Gorizia» e che «sia dunque garantita la continuità lavorativa al personale impiegato nei servizi e la sua piena occupazione». Inoltre, si chiede l’inserimento nel capitolato della cosiddetta “clausola sociale” (art.37 del Ccnl delle cooperative sociali e accordo regionale integrativo del 16 marzo 2005) o altra forma di tutela che garantisca l’assunzione di tutti gli operatori già impegnati nel servizio».

©RIPRODUZIONE RISERVATA

Riproduzione riservata © Il Piccolo