«Vocazione internazionale ed eccellenza nelle lingue, così la Scuola interpreti e traduttori fu pioniera»

«Più i testi creati dalle macchine saranno sofisticati maggiore sarà la necessità di saperli revisionare»

Elisa Coloni
Il palazzo di via Filzi a Trieste che ospita la Scuola per interpreti e traduttori
Il palazzo di via Filzi a Trieste che ospita la Scuola per interpreti e traduttori

TRIESTE Scuola interpreti e traduttori batte uno a zero Google translate: «perché in un mondo in cui la tecnologia sarà sempre più avanzata e le macchine tradurranno automaticamente i testi con modalità sempre più sofisticate e accattivanti, ci sarà una crescente necessità di persone in carne e ossa capaci di revisionare quei testi in modo impeccabile, senza farsi trarre in inganno, cogliendo sfumature e, soprattutto, eventuali errori, che ad esempio in un documento economico o giuridico possono fare un’enorme differenza».

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Lorenza Rega, prima donna a guidare, nel 2006, la Scuola per interpreti e traduttori di Trieste, oggi Sezione di studi di Lingue moderne per interpreti e traduttori, ne è convinta: «L’intelligenza artificiale è e sarà una grande sfida per la nostra epoca e lo sarà evidentemente anche per l’Università di Trieste, ma non potrà mai mandare in pensione il cervello umano», anche in un campo che qualcuno potrebbe erroneamente dare per prossimo all’estinzione. «Per questo oggi raccogliamo la grande eredità del percorso fatto sin qui e la portiamo avanti, mettendola al servizio delle sfide di domani».

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In novembre la professoressa Rega, ordinaria del Dipartimento di Scienze giuridiche, del linguaggio, dell’interpretazione e della traduzione, andrà in pensione, portando a termine un lungo percorso maturato all’Università di Trieste, iniziato nel 1972 con l’iscrizione sia a Lettere che alla Scuola per interpreti e traduttori di via Filzi (prima che la Scuola diventasse una vera e propria facoltà).

Terminati nel 1977 gli studi (con tedesco prima lingua e accompagnata, tra gli altri, del professor Claudio Magris), per la docente triestina è iniziato il lungo percorso della ricerca e dell’insegnamento, interrotto solo per alcuni anni di lavoro nelle Istituzioni europee. Nel 2006, il ruolo che l’ha resa di fatto una pioniera in una Scuola essa stessa all’avanguardia in Italia e non solo: la nomina a preside. «Cosa non scontata, anche perché via Filzi è sempre stata caratterizzata da una predominante presenza di donne sia tra gli studenti che tra i docenti, ma nessuna in posizioni apicali, nonostante l’elevato livello di capacità e preparazione. Ora i tempi sono cambiati e le donne occupano spazi diversi nel mondo accademico, forti di capacità organizzative, di ascolto e di creazione di sinergie molto spiccate».

Nei mesi in cui l’Università di Trieste celebra i suoi primi cento anni dalla fondazione, Rega riflette sulle sfide di oggi e di domani per una realtà che ha «solide radici ed è sempre più integrata con il territorio, con un dialogo aperto e vivace con la città, che va rafforzandosi di anno in anno. Una città splendida, situata in un luogo peculiare, proiettato verso l’Europa».

All’interno dell’ateneo triestino, la docente ragiona in particolare sul campo a lei più caro e noto, quello delle lingue: «la Scuola è sempre stata un punto di eccellenza per l’Università di Trieste, anche grazie al lavoro di tante persone che sono state capaci, sin dagli anni Cinquanta, quando venne aperta su iniziativa di Pierpaolo Luzzatto Fegiz, di renderla un riferimento a livello nazionale e non solo. Una realtà in stretta connessione con l’Unione europea, dove nei decenni hanno lavorato schiere di traduttori, traduttrici e interpreti, che poi hanno riportato a Trieste, sin da quei tempi, un bagaglio incredibile di esperienze internazionali».

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